Colpo all’ala militare e imprenditoriale delle ‘ndrine, Dda: “anche l’Asp asservita”

Vibo Valentia Cronaca

Un'operazione imponente quella condotta alle prime luci dell'alba di quest'oggi dai Carabinieri nel vibonese: non solo per via degli degli oltre 600 militari impegnati nel blitz e degli 84 indagati (QUI I NOMI), ma anche per tutta una serie di dettagli emersi nel corso delle indagini della Dda di Catanzaro, tra cui l'omicidio di Maria Chindamo (QUI).

Stamane infatti è stata data prosecuzione all'operazione Maestrale-Carthago (QUI) svolta nel maggio scorso e che portò al fermo di altre 61 persone.

Le accuse, a vario titolo, sono di associazione di tipo mafioso, omicidio, scambio elettorale politico mafioso, violazione della normativa sulle armi, traffico di stupefacenti, corruzione, estorsione, ricettazione, turbata libertà di incanti, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e altri reati, tutti aggravati dal metodo mafioso.

IL CONTROLLO DEL SETTORE TURISTICO

Come già emerso durante la prima operazione, le locali di Mileto e Zungri assieme alle 'ndrine di Briatico e Cessaniti, avrebbero avuto il controllo totale sia dell'ala "militare" che dell'ala "imprenditoriale" operante lungo la Costa degli Dei, e dunque in una delle località turistiche più note della Calabria.

In particolare, le consorterie avrebbero gestito le estorsioni - e le conseguenti intimidazioni - a danno di aziende operanti nel settore turistico ed alberghiero, fino al controllo dei collegamenti marittimi con le isole Eolie.

Allo stesso tempo, il gruppo si sarebbe prodigato nel danneggiare le aziende che non si asservivano al loro controllo, indipendentemente dal ramo in cui queste operavano.

Lo stesso sodalizio avrebbe dunque potuto contare su dei "forti legami" non solo con il mondo imprenditoriale, ma anche con quello politico e della pubblica amministrazione locale.

L'ASP A SERVIZIO DEI CLAN

Di particolare rilievo la condizione dell'Azienda Sanitaria Provinciale di Vibo Valentia, che, per come rilevato nel corso dell'indagine, sarebbe stata completamente asservita alle consorterie di Mileto, Limbadi e Vibo Valentia. Ciò sarebbe stato possibile grazie alla presenza di medici e funzionari ritenuti compiacenti.

In particolare sarebbe emersa una forte infiltrazione della criminalità organizzata nei Comuni di Zungri e di Briatico, grazie alla quale si sarebbe riuscita a favorire l'assunzione e l'assegnazione di posti messi a concorso proprio all'interno dell'Asp.

Alcuni medici, non più in servizio, sono stati così raggiunti dal provvedimento di oggi, per il quale si profila anche l'ipotesi di truffa aggravata per ottenimento di erogazioni pubbliche in merito ad alcune strutture per l'accoglienza di migranti: truffa che coinvolgerebbe alcuni avvocati compiacenti.

L'OMICIDIO DI MARIA CHINDAMO

Fatta luce poi sulla morte di Maria Chindamo (QUI), scomparsa nel nulla a Limbadi il 6 maggio del 2016 (QUI). Grazie alle dichiarazioni di diversi testimoni di giustizia ed al lavoro del Ros, un indagato - già in carcere per associazione mafiosa - è stato ritenuto colpevole di concorso nell'omicidio dell'imprenditrice.

Secondo quanto ricostruito, il soggetto (con l'aiuto di due complici: uno all'epoca minorenne ed uno deceduto) avrebbe fatto parte della cosca dei Mancuso, e si sarebbe adoperato per "punire" la donna rea di aver intrapreso una relazione sentimentale annunciata appena due giorni prima l'omicidio.

Questa, inoltre, avrebbe avuto la proprietà esclusiva di un'azienda agricola in un terreno che interessava al clan.

Per gli inquirenti l'indagato avrebbe fornito un "contributo causale significativo" alla scomparsa della donna, "avendo scientemente manomesso il sistema di videosorveglianza della propria abitazione di campagna, limitrofa al luogo del delitto, al fine di non poter fornire prove dell'accaduto".

Chindamo sarebbe poi stata uccisa su una vicina strada, ed il suo corpo dato in pasto ai maiali. Le ossa rimaste sarebbero poi state distrutte con la fresa di un trattore, secondo quanto dichiarato in questi mesi dai collaboratori di giustizia.

LUCE SULL'OMICIDIO CORIGLIANO

Fatta anche luce su un altro omicidio, avvenuto nel 2013: quello di Antonio Angelo Corigliano, ucciso il 19 agosto (QUI) per vendicare un altro omicidio, quello di Giuseppe Mesiano, ucciso il 17 luglio dello stesso anno (QUI). Entrambi i fatti di sangue si sono verificati a Mileto. Ad oggi sono quattro gli indagati coinvolti per questo assassinio.

I militari hanno anche scoperto un bunker, nel comune di Briatico, al cui interno vi erano un kalashnikov, un revoler, oltre 350 munizioni e ben 86.500 euro in contanti. Non si esclude che il nascondiglio possa essere stato usato come rifugio.