Processo Lucano, la Corte d’Appello si esprimerà l’11 ottobre

Reggio Calabria Cronaca
Mimmo Lucano

La Corte d'Appello di Reggio Calabria si esprimerà il prossimo 11 ottobre in merito al processo Xenia (QUI), nel quale risulta indagato l'ex sindaco di Riace Mimmo Lucano. Questa la decisione presa dal tribunale al termine delle udienze svolte nel corso della giornata, durante le quali sono state esposte le tesi degli avvocati difensori dell'ex primo cittadino, Giuliano Pisapia ed Andrea Dacqua.

Per Lucano il Tribunale di Locri aveva sancito una pesante condanna a 13 anni e 2 mesi di reclusione, oltre a 700 mila euro in risarcimenti, per il "modello Riace", ritenuto una sorta di sistema per sottrarre denaro pubblico ed ottenere favori e sostegno a livello politico. Successivamente, la Procura di Reggio Calabria aveva ridimensionato la pena in 10 anni e 5 mesi.

PISAPIA: RIBALTEREMO LA SENTENZA

"Nei confronti di Mimmo Lucano c'è stato un accanimento non terapeutico". Non usa mezzi termini Giuliano Pisapia, che si offrì di assistere Lucano sin dalla pronuncia della sentenza. Lo stesso ritiene che "ci siano tutti i presupposti per l'assoluzione di Mimmo Lucano che in tutta la sua vita ha sempre fatto quello che serviva agli altri e non quello che serviva a sé stesso".

"Come si fa a dire che ha fatto quello che ha fatto per motivi politici? Questo elemento dovrebbe già chiudere il processo: manca il dolo e manca la consapevolezza e la volontà di un vantaggio economico" spiega poi l'avvocato. "Risulta dalla lettura di tutti gli atti processuali che Lucano non aveva un soldo sul proprio conto corrente. Io non parlo di un santo. Mi interessa chi oggi è imputato e al momento ha una sentenza con una condanna esorbitante".

"Falcone, tra le tante cose, diceva di seguire i soldi. Vi prego seguite i soldi di Lucano e non li troverete" prosegue l'avvocato. "La vostra sentenza sarà importante perché specialmente in questo periodo in cui la situazione dei migranti è particolarmente difficile e complicata, avere tante Riace aiuterebbe a risolvere tanti problemi e a evitare situazioni che un Paese come il nostro non dovrebbe vedere da lontano ma essere capace di affrontare".

"Quando la politica entra nelle aule di giustizia, la giustizia scappa inorridita dalla finestra. Per me è qualcosa di insuperabile: un conto è la giustizia e un conto è la politica" conclude. "Devono avere ognuno i propri ruoli e non devono entrare nei ruoli altrui"

LUCANO: SE HO SBAGLIATO ERA PER AIUTARE

"Egregi Giudici, sono passati cinque anni da quando sono stato arrestato con l'accusa infamante di svolgere la mia attività di accoglienza e integrazione dei migranti per finalità di carriera politica e di lucro. Sono passati due anni da quando mi è stata inflitta la condanna in primo grado a una smisurata pena detentiva quale non tocca spesso ai peggiori criminali".

Inizia così una lettera scritta proprio da Mimmo Lucano e consegnata, quest'oggi, dai suoi legali ai giudici. "È passato un anno da quando la Procura generale ha nuovamente richiesto la mia pesante condanna che descrive il sottoscritto come responsabile di gravi reati e addirittura di essere stato il capo di un'associazione a delinquere. Ebbene, nel confermare piena fiducia agli avvocati difensori che si occupano della mia sorte, condividendone le argomentazioni difensive, una sola cosa sento il bisogno di dichiarare a voi, rispettosamente, prima che vi riuniate in camera di consiglio".

"Ho vissuto anni di grande amarezza e di sfiducia nella giustizia, non solo e non tanto per la limitazione della libertà personale, quanto per l'ingiusta campagna di denigrazione che si è abbattuta sull'esperienza di ripopolamento del borgo vecchio di Riace aperto all'accoglienza dei migranti" prosegue ancora l'ex sindaco nella missiva. "Non appena è stato possibile, durante questi anni di iter processuale, ho continuato a dedicarmi a tempo pieno, da privato cittadino, alla riapertura e alla gestione del Villaggio globale di Riace che ha ospitato e continua ad ospitare bambini e persone con fragilità".

"Non si è interrotta, dunque, quella che considero la missione della mia vita, a prescindere da incarichi pubblici e finanziamenti statali. Altro che associazione a delinquere" conclude. "Al termine di questo processo vi invito a visitare il Villaggio Globale di Riace, sarete i benvenuti".