Così le cosche reggine si spartivano il territorio: collaborazioni, incontri e chiamate anche dal carcere

Reggio Calabria Cronaca

Sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, traffico di strupefacenti, detenzione illegale di armi e concorso esterno in associazione mafiosa le 28 persone arrestate questa mattina nel corso di un blitz svolto dalla Polizia a Reggio Calabria (QUI) ed in diverse altre città italiane: Bologna, Brindisi, Catanzaro, Cuneo, Verbania, Verona e Udine, Crotone, Cosenza, Enna, Catania, Messina, Siracusa.

Blitz che ha interessato, ancora una volta, presunti esponenti delle cosche reggine dei Libri, dei De Stefano e dei Tegano: per 23 di loro si sono aperte le porte del carcere mentre in cinnque sono stati posti ai domiciliari.

Questo l'esito della vasta operazione svolta dalla Procura di Reggio Calabria, denominata "Atto Quarto": nome scelto non a caso, in quanto l'attività è nata in seguito a tre precedenti operazioni contro le stesse cosche - Theorema-Roccaforte (QUI), Libro Nero (QUI) e Malefix (QUI) - che hanno permesso di svelare ulteriori dinamiche interne alle cosche che imperversano sul territorio.

LE INTERCETTAZIONI

In particolare, le numerose intercettazioni - ambientali, telefoniche ed informatiche - hanno permesso di confutare la "mappa criminale" con cui le famiglie si dividevano i territori.

Nel dettaglio, la cosca Libri avrebbe operato non solo nell'area di Cannavò, ma anche nei quartieri di Condera, Reggio Campi, Modena, Ciccarello, San Giorgio, Gallina, Mosorrofa, Vinco e Pavigliana, avendo finanche attività nella zona centrale del capoluogo, territorio "diviso" anche con i De Stefano ed i Tegano.

Il controllo del clan poi era possibile anche dal carcere. Le indagini infatti fanno ritenere che Edoardo Mangiola, considerato a capo della locale di Spirito Santo e già detenuto in carcere, sarebbe riuscito a comunicare con l'esterno grazie a dei cellulari abilmente modificati con l'aiuto del figlio, Beniamino.

Dalla cella, dunque, avrebbe potuto così dare disposizioni agli uomini più fidati - come Francesco Palmisano, Domenico Siclari, Caterina Belfiore ed Ernesto Barbaro - dalle quali sarebbe emerso come la nuova "reggenza" della cosca fosse stata affidata ad Antonino Votano, vertice della 'ndrina di Vinco e Pavigliana.

LA "GESTIONE" DEI QUARTIERI

Sempre in seno alla cosca dei Libri, poi, sarebbe nata l'articolazione di San Cristoforo, territorio limitrofo a Spirito Santo, ci si ritiene affidata a Filippo Dotta, già incaricato della gestione delle attività estorsive.

Qui avrebbe operato assieme a Claudio Bianchetti, che gli inquirenti definiscono come un vero e proprio braccio operativo del sodalizio, viste le sue costanti relazioni proprio con il reggente Votano.

Nell'area di Gallina, invece, i referenti della cosca sarebbero stati i fratelli Quattrone, Emanuele e Vittorio, anche loro in costante contatto con i referenti della cosca Libri.

Sullo stesso territorio poi emersi ulteriori affiliati come Demetrio e Domenico Polimeno, coinvolti in una serie di estorsioni tra il 2018 ed il 2020.

Ulteriori articolazioni della cosca sono state individuate anche nei territori pre-aspromontani di Terreti, Straorino ed Ortì, dove avrebbero operatoro assieme alla cosca dei Morabito tramite i presunti sodali Carmelo e Pietro Danilo Serafino.

IL "MINISTRO DEGLI ESTERI"

Per gli investigatori di particolare interesse sarebbe la figura di Giovanni Chirico, cosniderato come il fidato collaboratore proprio di Antonio Libri e definito come una sorta di "ministro degli esteri" incaricato di gestire i rapporti tra i vari esponenti delle cosche.

L'indagato avrebbe infatti avuto rapporti con i membri della cosca Tegano e dei Gullì, nonché con gli Zavettieri, ritenuti tra i più fidati "luogotenenti" dei Libri.

Lo stesso avrebbe poi conversato direttamente anche con Carmine De Stefano, Michele Crudo e Mariano Tegano, esponenti di spicco delle omonime cosche, in alcuni incontri che sarebbero stati mediati da Davide Bilardi, anch'egli sospettato di essere membro del sodalizio criminale.

Inoltre, il clan avrebbe intessuto rapporti sia con le cosche del mandamento tirrenico che con quelle del mandamento jonico, a riprova delle estese ramificazioni criminali.

ESTORSIONI, INTIMIDAZIONI E SPACCIO

Di particolare interesse per le cosche erano poi gli appalti pubblici. Diverse ditte sarebbero state più volte avvicinate da vari esponenti del sodalizio criminale a fini estorsivi, ed in alcuni casi sarebbe emerso un "rapporto sinallagmatico" di alcuni imprenditori con le cosche, pronti a versare somme di denato in cambio non solo di "protezione", ma anche di ulteriori commesse da acquisire in futuro.

Si ritiene anche di aver fatto luce sul tentato omicidio di Antonio Baggetta, avvenuto il 17 maggio del 2017 a Reggio Calabria. Episodio per il quale sono stati indagati Edoardo Mangiola e Filippo Dotta, accusati di aver procurato ed occulato le armi ed il motorino impiegati nell'agguato.

Immancabile il business degli stupefacenti: secondo gli inquirenti, infatti, Edoardo Mangiola, nel pieno della sua detenzione, sarebbe stato particolarmente attivo nel traffico di cocaina.

Proprio dal carcere avrebbe incaricato il figlio di recuperare circa 800 grammi di cocaina da un garage nel nord Italia, da rivendere poi con l'aiuto di Sebastiano Di Mauro e Domenico Siclari.

GLI INDAGATI

Finiscono in carcere: Claudio Bianchetti; Giovanni Chirico, Sebastiano Di Mauro; Filippo Dotta; Antonino Gullì; Antonio Libri (già detenuto); Nunzio Magno; Beniamino Mangiola; Edoardo Mangiola (già detenuto); Domenico Musolino; Francesco Palmisano; Antonino Pirrello; Domenico Polimeno; Emanuele Quattrone; Vittorio Quattrone; Domenico Siclari; Antonino Votano; Giovanni Zema; Cristofaro Zimbato; Michele Crudo; Davide Bilardi; Carmelo Serafino.

Ai domiciliari invece: Ernesto Barbaro; Caterina Belfiore; Demetrio Polimeno; Pietro Danilo Serafino; Giovanni Siclari. Sequestrate preventivamente anche 11 società.