Violenza sulle donne: inaugurate due panchine rosse ad Amantea e Cosenza
Nella giornata di ieri, venerdì 25, contro la violenza sulle donne le Camere del lavoro di Amantea e di Cosenza hanno inaugurato “panchine rosse”, su cui sono stati deposti dei fiori in ricordo di tutte le Giulia vittime di femminicidio.
Ad Amantea l’inaugurazione della panchina rossa c’è stata dopo il dibattito che è stato animato da Teresa Cavaliere, segretaria confederale Cgil cosentina e da Laura Pagliaio, responsabile della Lega Spi. A Cosenza la cerimonia dell’inaugurazione si è’ svolta a margine di una conferenza sul tema dal titolo “Violenze: Femminile Plurale”, introdotto da Graziella Secreti, Segretaria Cgil e al quale hanno partecipato Rossella Barberio, Consigliera di Parità, Chiara Gravina, Vicepresidente del Centro Antiviolenza Roberta Lanzino, Valerio Formisani per l’Ambulatorio senza confini.
Il tutto è’ stato arricchito dalla lettura da parte di Franco Araniti di testi intensi sulle violenze di genere. Dalla discussione è emerso come il femminicidio sia l’effetto più estremo di una cultura radicata e diffusa che fa discendere da differenze biologiche differenze sociali che sono vere e proprie discriminazioni di genere. In ambito lavorativo, ad esempio, le donne hanno maggiori difficoltà di accesso al lavoro stabile, di raggiungimento delle posizioni apicali e soffrono una drastica disparità retributiva.
E’ emersa l’importanza dei consultori e dei centri antiviolenza, purtroppo scarsamente finanziati. E’ stata denunciata l’assoluta mancanza di una politica che investa sulla prevenzione, perché il sistema attuale prevede interventi repressivi e cioè solo successivi agli atti di violenza, che invece bisogna evitare che non accadano.
Nessuna novità in questo senso produce il testo Roccella che introduce solo inasprimenti di misure già esistenti e che, in quanto riforma a costo zero, non investe risorse e quindi non rafforza la rete necessaria alla prevenzione. Serve quindi una radicale inversione di passo, che parta dalle scuole e rompa un sistema che finora ha prodotto sangue e discriminazione, attraverso l’assunzione di responsabilità di una svolta culturale non più rinviabile.