Ponte sullo Stretto, per Sinistra Italiana “è un castello di carte”
Sinistra Italiana Calabria esprime la sua piena soddisfazione per l'ottima riuscita della Manifestazione organizzata dalle associazioni No Ponte, svoltasi a Messina sabato 2 dicembre scorso (LEGGI), alla quale abbiamo aderito, insieme a oltre 70 tra partiti, movimenti e associazioni. La manifestazione ha visto la massiccia partecipazione di migliaia di persone, che hanno ribadito e rivendicato le ragioni del loro convinto dissenso contro la costruzione del ponte.
"Ferme restando tutte le sacrosante ragioni tecniche, economiche e ambientali, suffragate da basi scientifiche certe che hanno dimostrato quanto questa infrastruttura sarebbe disastrosamente impattante sull'assetto idrogeologico assai precario e sui delicatissimi e fragili ecosistemi dei territori che insistono sull'Area dello Stretto delle due sponde, che qui non stiamo a rielencare, vogliamo soffermarci sull'insostenibilità economica e sull'iter normativo improbabile e quantomeno discutibile con cui il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha riesumato la SpA Stretto di Messina, il vecchio Consorzio di Imprese Eurolink e rimesso all'opera tutta una serie di faccendieri, manager, ex ministri, professionisti interessati di berlusconiana memoria che ci portano ad affermare che il Ponte sullo Stretto di Messina altro non è che un pericoloso castello di carte propagandistico e dannoso, basato su un coacervo di fortissimi appetiti economici con la famelica bestia massomafiosa in agguato" denunciano dalla sezione regionale di Sinistra Italiana.
"La gara d'appalto per la costruzione del ponte si svolse nel mese di ottobre del 2005 e fu vinta dal consorzio temporaneo di imprese, Eurolink, capeggiato dalla Impregilo di Giuseppe Salini, oggi Webuild, con un'offerta di 4 miliardi di euro circa, mentre il progetto definitivo venne approvato dalla SpA Stretto di Messina nel mese di luglio del 2011, ben oltre 12 anni fa" ricordano. "Da allora, sono profondamente cambiate le normative, mutate le caratteristiche dei materiali di costruzione ed aumentato notevolmente il loro costo e sono subentrate novità scientifiche che avrebbero dovuto indurre il Ministro Salvini a procedere verso nuovi studi di fattibilità, a una forte revisione del progetto approvato e a procedere all'indizione di una nuova gara d'appalto, invece, dichiarando perentoriamente che bisogna osare, resuscita la vecchia operazione, oramai obsoleta e inservibile, per Decreto".
"A nulla sono servite le osservazioni e gli emendamenti presentati dall'Autorità Nazionale Anti Corruzione tutte bocciate dal Governo Meloni e dalla sua maggioranza parlamentare esponendo l'Italia a subire enormi contenziosi con l'Europa che peseranno sulle tasche degli italiani" sottolineano ancora. "Difatti, secondo le nuove normative europee, si può non ricorrere a una nuova Gara soltanto se viene rispettato il mantenimento del vincolo del vecchio progetto che non può essere soggetto a modifiche rilevanti, nè può superare l'importo del 50% del progetto messo in gara(nessun ulteriore studio serio e aggiornato sui prezzi è stato realizzato e il costo dell'opera pari a 11,6 miliardi di euro inserito nella Legge di Bilancio è più del doppio rispetto ai 4 miliardi della vecchia gara d'appalto),ambedue criteri basilari di cui Salvini non ha tenuto minimamente conto riaffidando un progetto oramai inutile, peraltro affidato a un contraente che ha un contenzioso aperto con lo Stato, dopo la messa in liquidazione decisa dal governo Monti nel 2013, che spinse Eurolink a chiedere un risarcimento di oltre 700 mila euro bocciato sonoramente dal Tribunale nel primo grado di giudizio".
"Infine, nel 2021, l'Università di Catania ha individuato la lunghissima faglia tettonica che insiste proprio sul fondo dello Stretto, laddove dovrebbe nascere la faraonica infrastruttura, e che fu la causa del catastrofico terremoto e dal susseguente tsunami del 1908 che rasero al suolo Reggio e Messina, causando circa 100 mila morti" affermano ancora. "Ma il ministro Salvini ha fretta, bisogna osare e prosegue a tappe forzate l'iter per la costruzione di un'opera economicamente inutile e finanziariamente insostenibile, basata su un progetto definitivo oramai superato e inutile senza copertura finanziaria e devastante dal punto di vista ambientale, scavalca tutti e impone la sua frenesia propagandistica procurando cinicamente danni inenarrabili sotto ogni punto di vista, senza fermarsi a riflettere che la legge si rispetta sempre, oltremodo quando si hanno responsabilità di governo e ci si accinge alla realizzazione di un'opera pubblica per la realizzazione della quale è necessaria per legge e fondamentale, l'analisi costi e benefici, che egli non ha mai fatto redigere".
"Il ponte altro non è che un castello di carte che dal 1970 ad oggi ci è costato oltre un miliardo di euro pubblici nei fatti irrealizzabile sotto ogni punto di vista" affermano in conclusione.