Co-Ro. Il pizzo sull’impianto fotovoltaico, in due in carcere per estorsione mafiosa
Un serie di danneggiamenti, anche incendi, che ad aprile, ottobre e dicembre dell’anno scorso, hanno interessato alcune auto nel comprensorio di Corigliano Rossano, e dietro ai quali gli inquirenti sospettano si celi la mano del racket.
L’ipotesi vagliata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, è che si tratterebbe di atti chiaramente intimidatori che avrebbero avuto lo scopo di dissuadere i destinatari dei “messaggi” a pagare una cospicua somma di denaro, connessa alla realizzazione di un impianto fotovoltaico; somma che sarebbe stata riscossa solo in parte, prima che l’attività criminale venisse interrotta.
Una vicenda su cui hanno indagato i Carabinieri del Reparto Territoriale di Corigliano Rossano che ieri, su ordine del Gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della stessa Dda, hanno arrestato e portato in carcere due persone accusate in concorso di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Le investigazioni fanno ritenere agli inquirenti di aver ricostruito la vicenda nella quale le vittime, dopo gli atti intimidatori, sentendosi evidentemente a rischio, avrebbero pagato quanto richiesto tramite un emissario. Il monitoraggio dei militari, agli inizi di quest’anno, ha portato al sequestro di una parte di quel denaro.