Inchiesta “devastazione” torrente Valanidi, Legambiente si costituirà parte civile

Calabria Attualità

Legambiente si costituirà parte civile, grazie ai propri avvocati dei Centri di Azione giuridica, nel procedimento penale avviato dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria che ieri ha portato all’arresto di un imprenditore e ad indagare altre quattro persone, i suoi due figli ed altrettanti operai.

Si tratta dell’operazione dei carabinieri sul presunto sversamento illegale di tonnellate di rifiuti nel torrente Valanidi, sempre nel reggino (QUI).

Una indagine che per Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria, ed Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità, confermerebbe “l’intreccio tra traffici illegali dei rifiuti e ciclo illegale del cemento con enormi conseguenze ambientali, che caratterizza l’ecomafia in cui la ‘ndrangheta sembra avere esercitato un ruolo fondamentale”.

Sempre secondo Parretta e Fontana, “lo smaltimento illegale degli inerti da demolizione ed il saccheggio di quelli naturali presenti nell’alveo del fiume” avrebbero alimentatoun vero e proprio circuito criminale protratto nel tempo con ingenti profitti e danni incalcolabili per la collettività”.

Dall’associazione ambientalista, poi, evidenziano come quello del torrente Valanidi, purtroppo, non sia un caso isolato: nel ciclo illegale dei rifiuti, in Calabria, come emerge dal Rapporto Ecomafia 2023 sella stessa Legambiente, sulla base dei dati disponibili relativi al 2022, sono stati accertati dalle forze dell’ordine 344 reati e 1.018 illeciti amministrativi; mentre nel ciclo del cemento, nello stesso periodo, i reati sono stati 871 e 1.083 gli illeciti amministrativi.

In entrambe le filiere la provincia di Cosenza è la prima in classifica seguita proprio dalla provincia di Reggio Calabria: si tratta di dati che diventano ferite mortali per l’ambiente – sottolineano Parretta e Fontana - la cui tutela è entrata tra i principi fondamentali della Costituzione italiana. La normativa sui cosiddetti ecoreati ha reso più efficace la lotta ai crimini ambientali (si pensi all’inquinamento ambientale o al disastro ambientale, introdotti nel codice penale solo nel 2015) ma è evidente che occorre aumentare le attività di prevenzione sul territorio per contrastare azioni criminali che rappresentano anche un pericolo concreto per la salute dei cittadini.Allo stesso modo è urgente rafforzare in Calabria l’attività di controllo sulle filiere più esposte ai fenomeni criminali che caratterizzano l’ecomafia”.