Autonomia differenziata e Lep, se ne discute nell’Ugl calabrese

Calabria Attualità

Nella giornata di ieri, 12 febbraio, presso la prefettura di Catanzaro, si sono svolte le audizioni della Commissione bilaterale per le questioni regionali in merito al disegno di legge dell’autonomia differenziata ed alla definizione dei Livelli Essenziali di Prestazione sul piano dei diritti civili e sociali dei cittadini su tutto il territorio italiano. La Commissione ha incontrato oltre i maggiori rappresentanti delle istituzioni calabresi, anche le parti sociali.

Presente per l'UGL il segretario regionale Giovanni Arconte che ha relazionato sulla situazione calabrese ed esposto le posizioni del sindacato in merito al disegno di legge sull'autonomia differenziata. Arconte ha sostenuto che l'UGL non vuole essere aprioristicamente contraria al decreto sull'autonomia differenziata, anzi ritiene che potrebbe rappresentare un’assunzione di responsabilità da parte delle classi dirigenti del Meridione e dei singoli territori.

Tutto il processo però non può prescindere da una congrua determinazione dei LEP, che tenga conto di un preliminare processo di superamento del divario economico e sociale attualmente esistente tra le regioni più povere, quali la Calabria, rispetto a quelle più ricche. Definire i LEP può aiutare a evidenziare le differenze tra regioni su tutto il territorio nazionale con il fine, però, di trovare delle soluzioni concrete alle disuguaglianze in atto, individuando, altresì, dei percorsi correttivi per rendere le risorse davvero omogenee tra le varie regioni.

È necessario garantire un criterio di definizione dei LEP tale che permetta il reale finanziamento dei servizi decentrati che corrispondano alle effettive esigenze delle regioni, soprattutto quelle più penalizzate dai dati della spesa storica.La devoluzione prevista nel DdL può costituire quindi un'occasione per il riequilibrio delle risorse da ripartire tra le regioni, ma al tempo stesso, se applicata in maniera indiscriminata, può costituire un fattore di rischio per l’unità del Paese laddove non riuscisse a ridurre, se non eliminare, il divario attualmente esistente tra le regioni nella ripartizione dei fondi destinati alla copertura dei servizi essenziali quali la sanità, l'istruzione, i trasporti, l'ambiente ecc.