Colpo alla locale di Mesoraca, abbreviato: venti condanne e cinque assoluzioni

Crotone Cronaca

Si è concluso il processo di primo grado, celebrato col rito abbreviato, dell’inchiesta chiamata in codice Black Wood e scaturita da un’operazione della Dda di Catanzaro che all’inizio di ottobre del 2022 colpì la locale di ‘ndrangheta di Mesoraca (QUI), popoloso centro dell’entroterra Crotonese, e controllata dalla cosca Ferrazzo.

Il gup distrettuale, Gabriella Pede, accogliendo quasi integralmente le richieste del pm Domenico Guarascio, che ha invocato nella sua requisitoria 24 condanne per i 26 imputati, ha inferto venti condanne per quasi 150 anni complessivi di reclusione, decidendo anche per cinque assoluzioni ed un non luogo a procedere.

Per un altro filone dell’inchiesta il Giudice per le udienze preliminari ha invece rinviato a giudizio 98 imputati che hanno scelto di esser giudicati col rito ordinario.

Le accuse, a vario titolo, sono quelle di associazione mafiosa, traffico illecito di rifiuti, estorsioni, turbativa d’asta, stupefacenti, concorso esterno in associazione mafiosa.

L’inchiesta avrebbe fatto luce su una serie di presunti reati come estorsioni ad imprenditori e commercianti, la concorrenza illecita nell’attività commerciale e la turbativa di gare e appalti pubblici.

Tra i business della cosca, poi, non poteva certo mancare il narcotraffico, grazie al controllo esercitato sulle piazze di spaccio di Mesoraca e Petilia Policastro: tant’è che numerosi sono stati i sequestri eseguiti nel corso delle indagini.

Allora furono anche sequestrate armi che sarebbero state evidentemente nella disponibilità dell’organizzazione criminale e si era, ancora, giunti ad ipotizzare la ricorrenza di interessi illeciti nell’imponente indotto economico costituito dall’area boschiva silana delle province di Crotone e Catanzaro.

In questo contesto alcuni dei presunti esponenti del clan sarebbero stati titolari di aziende del settore, che operavano nel taglio e nella lavorazione del legno da conferire, successivamente, alle centrali a biomasse di Crotone e in particolare a quella di Cutro.

LE DECISIONI DEL GUP

Tra le assoluzioni, intanto spiccano quelle di Armando Ferrazzo (di Mesoraca), per non aver commesso il fatto; di Gianfranco Catalano (di Crotone) perché il fatto non costituisce reato; stessa motivazione per Massimo Urso (San Giovanni in Fiore), Salvatore Pantò (Acicastello), ed Antonio Cullò (Tremestieri Etneo). Il non luogo a procedere è stato deciso invece per Ernesto Iannone (di Mesoraca) per intervenuta prescrizione.

Sono stati invece condannati: Pietro Fontana, di Mesoraca, a 14 anni, un mese e 10 giorni di reclusione; Giovanni Foresta, di Mesoraca, 8 anni, 1 mese e dieci giorni; Domenico Grano, di Mesoraca, 1 anno e 4 mesi; Giuseppe Grano, di Mesoraca, 8 anni e 6 mesi; Rosario Piperno, di Mesoraca, 8 anni e 2 mesi; Giovanni Corrado, di Chiaravalle Centrale, 1 anno, 9 mesi e 10 giorni; Oreste Vona, di Petilia Policastro, 2 ani e 8 mesi; Antonio Sirianni, di Crotone, 1 anno, 9 mesi e 10 giorni.

E poi: Costantino Tallarico, di Mesoraca, 1 anno e 4 mesi; Francesco Serrao, di San Giovanni in Fiore, 6 anni; Salvatore Serrao, di Mesoraca, 17 anni e 6 mesi; Pierluca Pollizzi, di Mesoraca, 7 anni e 4 mesi; Santo Fuoco, di Mesoraca, 7 anni e 2 mesi; Luigi Mannarino, di Mesoraca, 14 anni e 4 mesi; Francesco Manfreda, di Mesoraca, 8 anni e 4 mesi; Giuseppe Manfreda, di Mesoraca, 7 anni e 4 mesi; Antonio Manfreda, 7 anni e 6 mesi; Vincenzo Mantia, di Mesoraca, 10 anni e 10 mesi; Fortunato Matarise, di Mesoraca, 7 anni e 4 mesi; Nicola Miletta, di Mesoraca, 7 anni e 4 mesi.