Droga dei Narcos nella Capitale, blitz tra Roma e Calabria: arrestato l’ex big della Magliana
Un presunto gruppo di narcotrafficanti con base logistica a Roma ma capace di reperire droga di alta qualità in Colombia ed in Spagna e poi distribuirla su larga scala nell’area della Capitale.
A capo vi sarebbe stato uno dei promotori storici della Banda della Magliana, Marcello Colafigli, tra l’altro in regine di semilibertà; banda che, come noto, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio dei ’90 imperversò a Roma.
Questa la ricostruzione effettuata dai carabinieri del Nucleo Investigativo capitolino che, su delega della Direzione distrettuale Antimafia locale, hanno fatto scattare stamani un blitz con cui si ritiene di aver disarticolato l’organizzazione.
Ben ventotto le persone attinte da altrettante misure cautelari che hanno previsto il carcere per undici di loro, mentre altre sedici sono finite ai domiciliari ed una sottoposta all’obbligo di firma.
Agli indagati, raggiunti tra le province di Roma, Napoli, Foggia, Viterbo, ma anche in Calabria e Sicilia, si contestano a vario titolo i reati di associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, di tentata rapina in concorso, di tentata estorsione in concorso, di ricettazione e possesso illegale di armi, di procurata inosservanza di pena e di favoreggiamento personale.
L’IPOTESI degli inquirenti è che Colafigli sia stato in grado di pianificare la cessione e l’acquisto di importanti quantitativi di droga dall’estero - ovvero e come dicevamo dal paese Sudamericano e da quello iberico - mantenendo rapporti con esponenti della ‘ndrangheta calabrese, della camorra campana e della mafia foggiana.
L’uomo, insieme a Franco Giuseppucci, Enrico De Pedis, Maurizio Abbatino e Nicolino Selis, è stato riconosciuto come uno dei promotori della banda della Magliana ed è gravato da più ergastoli: tra l’altro è stato condannato per il sequestro e l’omicidio del Duca Massimo Grazioli Lante della Rovere, rapimento ritenuto come l’azione con cui la Banda abbia iniziato la sua attività criminale, e per esser stato il mandante dell’omicidio di Enrico De Pedis.