Crotone. Incendio al simbolo dell’inclusione: le istituzioni latitano, ci pensano i cittadini

Crotone Cronaca

Dopo il tentativo di dargli fuoco, andato fortunatamente male, che nel maggio scorso ne aveva danneggiato un fianco, la San Nikolaos, imbarcazione divenuta simbolo dell’accoglienza a Crotone, è stata ripristinata ma non senza uno strascico polemico.

Dopo il rogo, e nonostante le rassicurazioni e le certezze ricevute un mese fa da IoResto, l’associazione promotrice dell’installazione del natante evidenzia come “la burocrazia o la volontà” non siano “riuscite a rispettare gli impegni presi”.

Per rimediare all’inconcludenza di altri, così, sono stati ancora una volta i cittadini ad unire le forze con una “chiamata ai pennelli” lanciata su social da IoResto, e nella mattina di ieri, sabato 8 Giugno, l’installazione è tornata a ergersi fieramente nel punto in cui era stata bruciata, come potente simbolo di resilienza, grazie all’azione congiunta dell’associazione e della comunità crotonese.

“Oggi, ancora una volta - precisano da IoResto - il vero protagonista del cambiamento è stato il cuore, il cuore dei cittadini, il cuore di tutte quelle persone che sin dall’inizio del nostro percorso ci sono state vicine… con i fatti, mettendosi a disposizione e spingendosi sempre un passo oltre il limite”.

“Abbiamo deciso, di comune accordo con l’artista, di lasciare un tratto bruciato, come monito ed a memoria dell’evento subito dall’opera d’arte nella notte tra il 19 ed il 20 Maggio, quando l’abbiamo trovata profondamente ferita”, aggiungono dall’associazione.

Ora “il barcone” attende solo il ritorno di Massimo Sirelli che eseguirà le rifinitura e ritornare, così, al suo splendore iniziale.

Come accennavamo, e come ormai più che noto, nella notte dei festeggiamenti della Festa della Madonna di Capocolonna, più precisamente all’alba del 20 maggio, un incendio danneggiò la San Nikolaos (QUI), barcone di 12 metri che era approdato sulla passerella del lungomare di Crotone il 22 marzo del 2020 con a bordo dodici migranti di nazionalità curda e il cui relitto era stato trasformato dall’artista Sirelli, su iniziativa dell’associazione IoResto, in un “Inno alla Vita”, un monumento all’accoglienza, all’inclusione e che era stato inaugurato poche settimane prima, al Parco Pitagora del capoluogo.