La fotografia della Dia: mafie meno violente, più social ma sempre più infiltrate
La organizzazioni mafiose italiane hanno avviato da tempo un processo di adattamento alla mutevolezza dei contesti socio-economici ed alla vantaggiosa penetrazione dei settori imprenditoriali, implementando le loro capacità relazionali che le ha portate a sostituire l’uso della violenza - sempre più residuale sebbene mai ripudiata - con strategie di silenziosa infiltrazione e con azioni corruttive.
Lo dimostrano, da un lato, le numerose indagini di contrasto condotte nell’ambito dell’accaparramento da parte dei sodalizi mafiosi di appalti e servizi pubblici e, dall’altro, gli omicidi commessi in contesti di mafia, soprattutto nel territorio campano e pugliese, e i sequestri di armi.
È il dato di sintesi che si legge nella Relazione sull’attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel primo semestre del 2023 (QUI), presentata dal Ministro dell’Interno, e relativa all’analisi sui fenomeni di criminalità organizzata di stampo mafioso appunto da gennaio a giugno dell’anno scorso.
L’elaborato, rispetto alle versioni precedenti, è stato profondamente innovato nella struttura per renderlo maggiormente fruibile alla lettura e consentire una più immediata e veloce consultazione.
Nella stessa direzione è stata realizzata un’altra importante innovazione inserendo, a fianco della Relazione, anche una “Sintesi”, volta a cogliere in modo speditivo le linee essenziali del lavoro, lasciando comunque la possibilità di approfondire gli aspetti di dettaglio nella versione completa.
Tornando ai contenuti del report, la relazione ha focalizzato come anche l’uso della tecnologia ha assunto negli ultimi anni un ruolo determinante per l’attività illecita delle organizzazioni criminali, che con sempre maggiore frequenza utilizzano i sistemi di comunicazione crittografata, le molteplici applicazioni di messaggistica istantanea e i social.
Dagli esiti delle indagini concluse nel semestre di riferimento emerge come la principale fonte di redditività dei cartelli criminali, al livello transnazionale, continui comunque ad essere il traffico di sostanze stupefacenti, a volte gestito mediante nuovi modelli organizzativi capaci di sfruttare il web soprattutto nella fase dello smercio.
Questo aspetto di “internazionalizzazione” si manifesta a tutti i livelli, anche nell’attività di cessione al minuto, in qualche caso demandata a manovalanza straniera per compiti meramente “esecutivi”.
A livello strategico, questa propensione internazionale dei sodalizi si estrinseca con la capacità di stringere rapporti con i maggiori narcotrafficanti stranieri per attivare nuovi canali di approvvigionamento dei carichi di stupefacenti.
Significativi anche i segnali dell’inserimento delle consorterie nella gestione degli enti pubblici che altera il buon andamento della pubblica Amministrazione.
Al riguardo, non sono mancati, sebbene limitati a precise aree del meridione, anche nel primo semestre 2023 provvedimenti di scioglimento per infiltrazione mafiosa di sei amministrazioni comunali, tre in Sicilia, due in Calabria e una in Puglia, a dimostrazione di come sia ancora il contesto territoriale del meridione ad essere maggiormente permeabile.
IL FENOMENO ‘NDRANGHETISTICO
Dal report si evince che la ‘ndrangheta, nata come ordine malavitoso di tipo rituale essenzialmente ed esclusivamente calabrese, da tempo ha oltrepassato i confini regionali, diventando un network criminale capace di agire con grande disinvoltura nei contesti più diversificati, con un’accentuata vocazione verso i comparti economici, finanziari ed imprenditoriali.
La crescita esponenziale della delittuosità di tipo transnazionale, che trova nel narcotraffico l’espressione più immediata di guadagno illegale, ha dato un valore aggiunto macrocriminale alle cosche e ai locali presenti in Italia e all’estero.
Una delle realtà più significative del secondo dopoguerra calabrese è stata la delinquenza di matrice plurisoggettiva che, nonostante il sottosviluppo sociale, è riuscita ad assicurarsi potere e risorse grazie anche allo sfruttamento clientelare dei cospicui finanziamenti pubblici di sostegno territoriale.
La ‘ndrangheta nel passato ha potuto trarre vantaggio da una sistematica sottovalutazione come fenomeno che le ha consentito di organizzarsi e svilupparsi in maniera così potente. Per un organismo vissuto fino a quel momento d’intermediazione, la seconda metà del secolo passato ha portato cambiamenti epocali, giacché dalla consolidata mediazione si è rivolta verso la ricerca e l’accumulazione sfrenata di ricchezze e capitali.
È stata quella, in definitiva, l’epoca in cui le compagini criminali calabresi hanno conquistato spazi economici nuovi, gestendo i ricavi in svariate forme di attività legali e non, oltre a dare il via alla commistione affaristica impresa-politica-istituzioni-agenzie occulte, mentre il latifondo agrario veniva abbandonato, dopo aver costituito la maggiore risorsa delle famiglie mafiose calabresi.
La ‘ndrangheta è gerarchicamente organizzata e al vertice si pone la “provincia” o il “crimine”, sovraordinato, nella provincia di Reggio Calabria, a quelli che vengono indicati come “mandamenti”, che insistono sulle tre macroaree geograficamente individuabili nella fascia ionica, tirrenica e area centro all’interno delle quali operano i cosiddetti “locali” e le ’nd rine, come nelle restanti province della Calabria e nelle regioni di proiezione.
Una mafia la cui struttura trova il suo punto di forza nella fedeltà alle origini, alla tradizione, all’assetto di tipo familistico che ne ha impedito la trasformazione in un’asettica multinazionale del crimine. Ma al contempo un’organizzazione improntata alla massima flessibilità, elevata capacità operativa con un notevole intuito finanziario ed affaristico, divenendo nel tempo, una realtà globalizzata per la capacità competitiva espressa anche nei mercati internazionali dell’illecito.
Una struttura di tipo unitario con un organo di vertice che appare nel contempo moderna e arcaica, poiché fa delle regole antiche, dei gradi, delle prassi, delle formule, dei giuramenti, dei santini bruciati ed intrisi di sangue, un elemento di solida coesione, in cui ogni sodale si riconosce e che percepisce come unicum.
Recenti operazioni di polizia hanno inoltre confermato il ruolo di potere assunto anche da figure femminili nella gestione degli affari, in assenza di mariti e padri in stato di carcerazione (operazioni “Hybris”, “Blu Notte”, operazione “Revolvo”).
LA ‘NDRANGHETA OGGI
La ‘ndrangheta oggi si propone, con ritmi incalzanti, particolarmente minacciosa per l’ordine economico e democratico, come un sistema attrezzatissimo, moderno, polivalente e policentrico, capace di cogliere, ovvero di creare, qualsiasi impulso economico e finanziario in grado di agevolare le operazioni di money laundering (riciclaggio di denaro) e di reimpiego di beni ed altre utilità di provenienza illecita.
La disponibilità di ingenti capitali derivanti dal ruolo rilevante della ‘ndrangheta nel narcotraffico internazionale, unita ad una spiccata capacità di gestione dei diversi segmenti e snodi del traffico, hanno permesso alla stessa di consolidare rapporti con le più importanti reti criminali internazionali.
L’importanza che riveste il porto di Gioia Tauro (nel reggino), nell’ambito delle dinamiche che interessano il settore degli stupefacenti ed il conseguente interesse nutrito dalle cosche verso questo scalo portuale per le enormi potenzialità di arricchimento che ne derivano, fanno della ‘ndrangheta un partner di solida affidabilità per le organizzazioni criminali omologhe del Centro e del Sud America, fornitrici della sostanza stupefacente, così come dimostrato dall’esito di numerose indagini, anche recentissime.
Negli ultimi anni anche l’Africa occidentale è diventata per le cosche di ‘ndrangheta, una tappa sempre più importante per i propri traffici. In particolare, la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau e il Ghana sono stati i primi Paesi a finire nel mirino delle mafie, diventando cruciali basi logistiche per i narcos. A questi Paesi si aggiunge di recente anche la Libia.
Analoghe considerazioni valgono per gli Stati Uniti ed il Canada, dove l’infiltrazione criminale della ‘ndrangheta appare oramai compiuta, così come dimostrato, in materia di traffico internazionale di stupefacenti da operazioni di polizia condotte negli ultimi anni.
La capacità di relazione della ‘ndrangheta continua a emergere dai processi tuttora in corso. A tal proposito si segnalano gli esiti del processo ‘Ndrangheta stragista, in grado d’appello, al termine del quale, il 25 marzo 2023, la Corte d’Assise d’appello di Reggio Calabria, ha emesso una sentenza con la quale è stata confermata la pronuncia di primo grado contro due imputati, già condannati all’ergastolo per l’omicidio di due carabinieri e per i tentati omicidi consumati tra la fine del 1993 e l’inizio del 1994 nel capoluogo reggino, nell’ottica di adesione, da parte della ‘ndrangheta, al progetto stragista continentale elaborato da Cosa nostra.
L’ESPANSIONE NEL BREVE-MEDIO PERIODO
Le evidenze info-investigative raccolte hanno anche consentono di profilare, per il breve-medio periodo, una strategia di espansione della criminalità calabrese, che pur rimanendo protagonista di assoluto rilievo del narcotraffico internazionale, potrebbe ulteriormente moltiplicare i propri interessi criminali, così come già avvenuto in passato, sfruttando tutta una serie di ambiti a forte impatto sociale, compreso il terzo settore, che risultano vitali per l’economia e la gestione amministrativa e finanziaria del Paese. Tra questi settori, e per citare quelli storicamente più esposti, la Dia evidenzia quelli per le procedure di gestione dei fondi strutturali e le assegnazioni di finanziamenti pubblici, anche mediante l’acquisizione di sovvenzioni a soggetti senza reale titolo; i piani di rilancio industriale e programmazione negoziata per finalità pubbliche (contratti d’area e patti territoriali).
E poi, i piani unitari attuativi di lottizzazioni per le realizzazioni edilizie, rivolti anche alla residenza turistica, i processi di riqualificazione dei centri urbani calabresi e delle zone industriali dismesse, ivi comprese le azioni di bonifica e risanamento e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e speciali.
Ancora, le immissioni di capitali in società commerciali, anche con il ricorso alle procedure di finanziamento dei soci; il comparto agricolo e quello connesso alla filiera alimentare, fortemente esposto al rischio di falsificazioni e sofisticazioni; il controllo dei beni confiscati, anche mediante possibili tentativi di intromissione nella gestione amministrativa3.
Ed inoltre, le procedure concorsuali; le energie rinnovabili (la cosiddetta green-economy); la sanità pubblica e privata; le associazione di tipo sportivo e la gestione di congegni elettronici da intrattenimento e scommesse on line (ovvero il gaming).
Elementi contigui alle famiglie ‘ndranghetiste se non ad esse organici, si ritiene possano essere pienamente in grado di inserirsi con capitali occulti (come più volte emerso dalle indagini) in società finanziarie attive nel mercato nazionale ed internazionale per pianificare progettualità che richiedono l’impiego di fondi di rilevante consistenza.
Quanto detto si lega, dunque, al fatto che nel Nord ma anche nel Centro Italia la ‘ndrangheta cerca di insinuarsi sempre più nel mondo dell’economia e della finanza.