Ponte sullo Stretto, il nuovo decreto infrastrutture riaccende le polemiche
"Le disposizioni contenute nel decreto legge Infrastrutture in merito al Ponte sullo Stretto di Messina sono l'ennesima ingiustificata forzatura procedurale che con l'obiettivo di accelerare la realizzazione di un progetto ancora fragile sotto il profilo amministrativo, tecnico, economico e sociale, e si pongono in palese contrasto con le regole e le norme sia nazionali che europee". È quanto affermato questa mattina da Guido Signorino, presidente del comitato Invece del Ponte, nel corso di un'audizione presso la commissione ambientale della Camera dei Deputati.
Il riferimento è il decreto legge sulle infrastrutture che rivedrebbe il termine del 21 luglio prossimo per l'approvazione del progetto esecutivo dell'opera, che, secondo Signorino, "non ha le caratteristiche per essere inserita costituzionalmente in un decreto legge, in quanto non è né necessaria né urgente. L'ipotesi di procedere per fasi costruttive può concretizzarsi nel caso in cui i progetti di cui si discute sia articolati in lotti funzionali".
"Non abbiamo ancora l'elaborazione di tutti gli elaborati, inoltre altri elementi tecnici di grande rilievo potrebbero impattare significativamente sui costi. Proprio sul fronte dei costi il dl introduce la revisione del perimetro finanziario dell'opera, limitando a 11,6 miliardi la disponibilità" prosegue Signorino. "Mancano all'appello quasi 2 miliardi di euro, questo decreto sancisce definitivamente la mancanza di copertura finanziaria integrale dell'opera".
SINDACA VILLA: ASSOLUTA INCERTEZZA SUI TEMPI
"L'opera ponte non può essere immaginata come una sommatoria di tanti lotti. Il paradosso è che anche la fase degli espropri o della realizzazione del blocco ancoraggio del ponte possano essere considerati come una fase costruttiva. Cosa succede se a questa fase costruttiva non seguirà altro?" si chiede invece la prima cittadina di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti, audita nella medesima commissione ambientale.
"Il danno sarebbe inimmaginabile se il progetto definitivo non sarà trasformato in progetto esecutivo, ma in tanti progetti esecutivi quanti sono i lotti. Ci troviamo catapultati indietro di più di 10 anni o forse 20" ha proseguito la sindaca, evidenziando "l'assoluta incertezza temporale sulla fase costruttiva" che genera il giustificato timore che "i cantieri finiscano per rimanere li come ecomostri ed incompiute".
CGIL: PONTE UNA CATTEDRALE NEL DESERTO
"Sul ponte occorre accendere un faro, perché rischiamo di costruire una cattedrale nel deserto" ha ammonito invece Michele Azzolla, coordinatore dell'area politiche industriali della Cgil nazionale, presente sempre all'audizione, parlando di "una procedura assai anomala" che "scardina il meccanismo che prevedeva la presentazione del progetto esecutivo entro il 31 luglio introducendo progetti esecutivi anche per le fasi costruttive successive".
"Questo non ha senso per un'opera unica" puntualizza subito. "Andando per avanzamenti successivi abbiamo un sistema dei costi che salta completamente. La strada che si è introdotta è dunque altamente pericolosa sia per il tema delle finanze che per la realizzazione complessiva dell'opera".