Uneba ad Asp Crotone: “Adi vicina all’obiettivo Pnrr grazie a strutture accreditate”
L’Uneba Calabria, l’Unione nazionale delle istituzioni e iniziativa di assistenza sociale, risponde con una nota al commissario dell’Asp di Crotone, Antonio Brambilla, in merito a quanto dichiarato ieri relativamente al servizio Adi nella provincia pitagorica (QUI).
L’organizzazione, prendendo atto “con soddisfazione” che l’Azienda sanitaria abbia riconosciuto che il servizio di Assistenza domiciliare integrata nella provincia sia vicino all’obiettivo del Pnrr, che garantisce prestazioni in favore del 10% della popolazione over 65
“Questa dichiarazione - viene precisato - riveste fondamentale importanza dal momento che il servizio Adi nella provincia è quasi esclusivamente garantito dagli erogatori privati accreditati in quanto l’Asp di Crotone non possiede personale qualificato ed appositamente dedicato ad erogare prestazioni di Adi per come imposto dalla legge”.
“Nondimeno - spiega ancora l’Uneba - a tale espressa ammissione fa eco la pubblica dichiarazione che l’Asp di Crotone non remunera il servizio richiesto agli erogatori privati accreditati da oltre un anno e mezzo. A tale riguardo, il commissario Brambilla si giustifica adducendo di aver richiesto alla Regione l’autorizzazione al pagamento senza però ricevere ancora risposta”.
Una giustificazione che secondo la stessa Unione ormai non convincerebbe e che verrebbe “ripetuta come un mantra almeno da gennaio 2024”.
Nel frattempo “stranamente, le Asp di Cosenza e di Reggio Calabria continuano a contrattualizzare i loro erogatori neo-accreditati, nel rispetto dei Lea e delle procedure attuative del Pnrr. Non risulta che le atre Asp calabresi abbiano dovuto attendere speciali autorizzazioni dagli Uffici regionali” viene evidenziato.
“Risulta, al contrario, che con decreto dirigenziale 876/2024 e con decreto dirigenziale 5356 del 18.04.2024 la Regione abbia già da tempo trasferito i fondi per la contrattualizzazione Adi che, pur tuttavia, come ormai noto, continua a rimanere impantanata nelle burocrazie degli Uffici direzionali dell’Asp di Crotone” continua l’organizzazione.
“Aggiungiamo che la replica del commissario Brambilla non contiene nessun riferimento ai Livelli essenziali di assistenza che pure, per legge, devono essere garantiti e mantenuti in favore degli assistiti della provincia di Crotone e per i quali esiste un apposito fondo sanitario dedicato (diverso dal Pnrr) e non ancora utilizzato a copertura delle prestazioni Adi per il 2023 e per il 2024”.
Quanto, infine, a non meglio precisate criticità sull’appropriatezza di alcune prestazioni Adi da parte dei privati accreditati l’Uneba rammenta al commissario “che esistono i competenti Uffici distrettuali chiamati ad applicare in primis e correttamente le circolari attuative di loro stessa provenienza”.
Sul punto l’associazione sostiene di aver ha ripetutamente chiesto (e talvolta ottenuto) ripetuti incontri con l’Asp proprio per affrontare e risolvere le diverse problematiche sottese alla corretta erogazione del servizio ma che in ogni caso, “questo aspetto non può essere utilizzato come alibi per non pagare le strutture sanitarie che l’Asp, per sua stessa ammissione, continua ad utilizzare gratuitamente per garantire il servizio in questione, men che meno per mortificare ancora di più le già gravi sofferenze di centinaia di pazienti portatori di patologie invalidanti e irreversibili e verso i quali ci dispiace constatare che il commissario dell’Asp non abbia inteso spendere neanche una parola”
Uneba ribadisce poi che come sempre rimane aperta ad una rapida e bonaria soluzione del problema “che, tuttavia, non potrà prescindere dalla puntuale e ineludibile applicazione della normativa vigente. Non verranno infatti avallate alchimie contabili tese ad ottenere economie aziendali sulla salute dei cittadini del comprensorio crotonese. Il diritto alla salute, sebbene costantemente aggredito specie dalle nostre parti, continua ad esistere ed il commissario Brambilla, in ragione dell’incarico che oggi riveste, ne dovrebbe essere il primo garante” conclude l’associazione.