Sanità. Querelle Adi, legali privati: “dichiarazioni Asp Crotone fuorvianti”

Crotone Salute

In merito a quanto comunicato dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Crotone riguardo alla sentenza del Tar della Calabria sull’Adi, l’Assistenza Domiciliare Integrata (QUI), si registra l’intervento degli avvocati Claudia Parise e Roberto Previte, legali dell’Associazione Uneba Calabria e di alcune strutture sanitarie private accreditate che erogano le prestazioni, e che hanno ritenuto necessario chiarire alcuni aspetti considerati fondamentali “per garantire una più corretta e completa informazione”.

“Contrariamente a quanto affermato dall’Asp … secondo cui il Tribunale Amministrativo Regionale, nel respingere il ricorso proposto da talune strutture, avrebbe stabilito che i privati accreditati devono attenersi al budget - dicono i due legali - occorre evidenziare come il Tar non ha respinto il ricorso nel merito per il motivo che l’ASP ha inteso rappresentare, ma ha reso una sentenza di rito affermando la inammissibilità del detto ricorso per ragioni connesse alla propria giurisdizione”.

Per Parise e Previte questo significherebbe pertanto che la questione non sia stata esaminata sotto il profilo sostanziale, ovvero nel merito della vicenda controversa, stabilendo chi ha torto e chi ha la ragione, ma che si sarebbe fermato prima di questa valutazione sostanziale, poiché avrebbe ritenuto di non avere la giurisdizione per poter decidere.

“Pertanto - incalzano i due avvocati - l’affermazione dell’ASP di Cotrone “Il TAR dà ragione all’ASP sull’assistenza domiciliare integrata” non è corretta. Parimenti non corretta è l’affermazione dell’ASP nella parte in cui rappresenta che il TAR, nella sentenza, avrebbe sottolineato che la ripartizione delle risorse in materia sanitaria spetta alla Regione, poiché di tal fraseggio non vi è traccia nella sentenza. Fermo restando che certamente per legge la ripartizione delle risorse in materia sanitaria spetta alla Regione, circostanza mai contestata nel ricorso”.

“Peraltro – proseguono - nell’Assistenza Domiciliare Integrata non sono contemplabili prestazioni sanitarie rese da strutture private accreditate in extra budget, proprio perché tale tipologia assistenziale è stata concepita allo scopo di favorire la de-ospedalizzazione dei pazienti e garantire loro le cure necessarie presso il domicilio a condizioni più confortevoli e abbattendo contemporaneamente gli alti costi connessi ai ricoveri ospedalieri. In conseguenza di tanto, l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) deve essere erogata nel rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) previsti nel territorio di competenza delle aziende sanitarie provinciali. Presso il distretto dell’Asp di Crotone, contrariamente a quanto lascia intendere il comunicato stampa dell’Asp, i LEA sono garantiti solamente al 40 %.”

Secondo gli avvocati Parise e Previte, dunque, dichiarare di aver superato il target assegnato dalla Regione per il 2023 e per il 2024 attingendo anche alle risorse del Pnnr sarebbe un’affermazione fuorviante: “Va precisato che il Pnnr è un contributo finanziario a carattere speciale riconosciuto dallo Stato “una tantum”, proprio al fine di agevolare l’implementazione di questa nuova tipologia assistenziale domiciliare. Altra cosa sono i LEA dei quali, a differenza di altre aziende sanitarie calabresi, l’Asp di Crotone non riesce a garantirne neppure la metà”.

I due legali ricordano inoltre che l'Adi viene richiesta direttamente dai pazienti o dai loro caregiver/familiari su specifica prescrizione del Medico. La modalità di erogazione e i tempi di somministrazione delle cure Adi sono esclusivamente determinati dal medico di base e da una commissione di valutazione medica presso l'azienda sanitaria (la Uvm).

“Di conseguenza, la continuità assistenziale, garantita per legge dalla normativa vigente, non può essere arbitrariamente sospesa o negata. Anche per tale ragione alcuni (dei tanti) pazienti in stato di necessità hanno inteso segnalare al Tar l'interruzione del servizio di assistenza domiciliare, pur in presenza di regolare istanze di proroga inoltrate dai loro medici di base” sottolineano ancora.

Anche l’affermazione dell’Asp pitagorica per cui i privati accreditati debbano attenersi al budget senza prendere in carico prestazioni extra sarebbe fuorviante: “Le strutture sanitarie private accreditate sostengono ancora Parise e Previte - non hanno infatti alcun potere di autorizzare i pazienti all’ADI, poiché questa competenza spetta, per come suddetto, ai medici di base e ai distretti sanitari. In effetti, non è la struttura che decide come e quando e per quanto tempo eseguire questo tipo di prestazione, ma è il medico di base e la commissione medica di valutazione istituita dall’ASP a stabilire tempo e modi di erogazione della menzionata prestazione. Inoltre, la Nota impugnata risulta in contrasto con il contratto sottoscritto con l’ASP ove è espressamente previsto che per le prestazioni ulteriori l’ASP avrebbe stipulato un contratto aggiuntivo”.

Secondo gli avvocati, pertanto, il contenuto della sentenza non coinciderebbe con la rappresentazione fornita dall’ente, “ritenendo incomprensibili pure le modalità utilizzate dall’ente pubblico” concludono Parise e Previte.