Imponimento: assoluzione definitiva per l’ex consigliere provinciale Fraone

Vibo Valentia Cronaca

Il 7 giugno scorso è divenuta definitiva ed irrevocabile la sentenza del Tribunale di Catanzaro che nell’operazione denominata “Imponimento” ha assolto definitivamente Domenico Fraone, commercialista ed ex consigliere della Provincia di Vibo Valentia, dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e dal reato di intestazione fittizia di beni con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa con la formula piena “perché i fatti non sussistono”. La Procura Distrettuale di Catanzaro non ha infatti proposto appello avverso la sentenza.

Lo rendono noto i suoi legali, Guido Contestabile, Serena Lacaria, Francesco Matteo Bagnato e Mario Bagnato.

Finisce dunque una vicenda giudiziaria iniziata la notte del 21 luglio 2020, quando a seguito delle investigazioni condotte dalla Guardia di Finanza, Fraone fu tratto in arresto su provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro e trasportato nel carcere di Siano in attesa di essere trasferito in altri istituti penitenziari.

Dopo l’arresto tutto il patrimonio gli fu sequestrato e la società di famiglia sottoposta ad amministrazione giudiziaria; mentre il suo nome finì su tutti i giornali, anche per la rilevanza della carica pubblica ricoperta. Fraone, il 17 settembre 2021 si è poi gravemente ammalato di leucemia fulminante promielocitica acuta.

Nel febbraio del 2023 fu stabilito il dissequestro dei beni, disposto dal Tribunale di Catanzaro, anche a seguito di una relazione del Procuratore Generale della Corte di Cassazione che aveva ritenuto i reati contestati insussistenti e neanche astrattamente ipotizzabili, ma la società gli fu restituita con debiti di oltre sei milioni di euro per atti impositivi emessi dall’Agenzia delle Entrate di Vibo Valentia durante l’amministrazione giudiziaria che non li ha impugnati.

“A tutt’oggi – affermano i suoi legali - non si spiega come gli inquirenti abbiano potuto scambiare chiare ed evidenti estorsioni subìte dallo stesso ad opera di esponenti apicali delle consorterie in favore di soggetti ben precisi, molte risultanti dalla Cnr, dal provvedimento di fermo e dal compendio intercettivo, con un contributo che Fraone avrebbe apportato alle cosche locali. In pratica, si è confusa la vittima con il carnefice”.

“Abbiamo dimostrato - proseguono i difensori - che in tutti gli episodi contestati l'ex consigliere era stato vittima di richieste e di imposizioni da parte dei clan e che ciò risultava dalle stesse investigazioni della Guardia di Finanza. Fraone non si spiega come allo stato nessun provvedimento sia stato emesso nei confronti degli autori delle imposizioni che ha puntualmente denunciato; evidentemente dietro alcuni soggetti si nascondono interessi troppo forti per essere disvelati. Come distruggere la reputazione, la vita professionale, economica, personale e familiare di un professionista, la formula perfetta”, concludono i legali.