Chirone. Infiltrazioni mafiose nell’Asp di Reggio, sei condanne e sei assoluzioni
I giudici del Tribunale di Palmi hanno emesso sei condanne e altrettante assoluzioni a carico degli imputati nel processo nato dall’operazione nota come Chirone (QUI), inchiesta che nel 2021 portò alla luce la presunta infiltrazione della ‘ndrangheta reggina, in particolare della cosca Piromalli di Gioia Tauro, nell’Azienda sanitaria provinciale, dove il clan avrebbe assunto una “posizione dominante” grazie ad un “sistema gestionale” dei distretti sanitari (QUI).
Intanto, è caduta l’accusa di associazione mafiosa mentre è stato completamente assolto da tutte le accuse quello che è stato il principale imputato, ovvero l’imprenditore Girolamo Giuseppe Fabiano Tripodi, per il quale l’accusa aveva chiesto ben 16 anni di carcere.
Tripodi - a cui si contestava il reato di associazione mafiosa - secondo la Dda sarebbe stato la figura di riferimento degli assetti societari che operavano nel settore sanitario del laboratorio Minerva, di Mct Distribution & Service e Lewis Medical.
La tesi - contestata dagli avvocati di Tripodi e che non ha retto in Tribunale - era che attraverso la Mct e la Lewis Medica (che avrebbe fatto da “schermo”, essendo aggiudicatrice di appalti di fornitura presso l’Asp dello Stretto), si sarebbero riusciti ad ottenere gli ordinativi per la fornitura dei materiali medicali presso i presidi dell’azienda sanitaria, in particolare presso gli ospedali di Gioia Tauro, Polistena, Locri e presso l’Ao del capoluogo.
I proventi delle forniture sarebbero stati poi ripartiti tra la Mct di Gioia Tauro e la Lewis di Lamezia Terme nella misura del 50%, secondo gli inquirenti per “eludere le disposizioni in materia di prevenzione patrimoniali”, ragion per cui al tempo furono anche sequestrate.
Accusati di associazione mafiosa ed assolti anche Giancarlo Arcieri, Martino Taverna e Antonino Cernuto. Cadute le accuse poi per Giuseppe Fiumanò, direttore delle farmacie dell'Asp, assolto dal reato di concorso esterno; e per Francesca Grazia Laface, funzionaria dell’Asp, a cui si contestava la corruzione.
I condannati per i reati fine sono invece Antonino Madaffari (a cui sono stati inflitti 4 anni di carcere), Franco Madaffari (2 anni e mezzo di reclusione), Mario Vincenzo Riefolo (2 anni e mezzo), Federico Riefolo (3 anni e mezzo), Pasquale Mamone (3 anni e mezzo), e Giuseppe Cernuto (3 anni): per tutti è stata esclusa l’aggravante mafiosa di aver agevolato la cosca Piromalli.