Operazione Sahel. Cutro strozzata tra gli appetiti dei Martino e il riscatto dei Grande Aracri

Crotone Cronaca

Sono indagati a vario titolo per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, usura, danneggiamento, ma anche associazione a delinquere dedita al traffico di stupefacenti e per numerosi reati in materia di armi e droga: parliamo delle 31 persone coinvolte, questa mattina, nel blitz svolto nel territorio di Cutro (QUI I NOMI), nato in seno ad una lunga indagine avviata nel 2020.

Tutto è partito da un episodio, l'estorsione di un imprenditore cutrese, avvenuta proprio nell’ottobre del 2020, che ha consentito di allargare le indagini mettendo in luce le dinamiche interne ed il funzionamento della ‘ndrangheta dopo l’arresto dello storico boss Nicolino Grande Aracri.

I NUOVI EQUILIBRI

Secondo la ricostruzione investigatica, quindi, la fine dell’egemonia del noto boss cutrese sarebbe stata colmata (almeno in parte) dalla famiglia dei Martino, già vicina in passato a quella dei Grande Aracri ed operante in contrapposizione ad un’altra nota cosca del posto, quella dei Ciampà-Dragone.

Questa sarebbe composta principalmente dal capofamiglia Vito Martino, oltre che da sua moglie e dai suoi figli, e già in passato avrebbe cercato di affermarsi come famiglia autonoma di ‘ndrangheta.

La Dda ritiene di aver raccolto dei gravi indizi a carico di tutti gli indagati, caratterizzati dalle tipiche modalità dell’associazione mafiosa.

Scoperta, ad esempio, l’esistenza di una cosiddetta bacinella”finanziata anche tramite lo spaccio di droga, che avveniva prevalentemente tra Cutro, Cosenza e Catanzaro – ed utilizzata per il sostentamento economico delle famiglie degli affiliati e dei carcerati.

In tal senso, sono risultate fondamentali le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Giuseppe Liperoti, Salvatore Muto, Angelo Salvatore Cortese, Antonio Valerio e Gaetano Aloe, che hanno fornito importanti spunti di indagine in parte già emersi in precedenti operazioni, come Kyterion (QUI) ed Aemilia (QUI).

LA VIOLENZA COME FORMA DI CONTROLLO

Emersa poi la capillare capacità di controllo del territorio, che avveniva quasi esclusivamente tramite intimidazione e la conseguente estorsione di titolari di attività commerciali.

Documentata inoltre la disponibilità di armi da fuoco di vario tipo da parte di alcuni indagati, già sottoposte a sequestro nel corso di altre operazioni avvenute tra nel 2021 e nel 2022.

Violenza che non veniva rivolta solo verso i commercianti e gli imprenditori, ma anche verso gli appartenenti del gruppo criminale. Sarebbe infatti stato accertato il danneggiamento di alcune auto, appartenenti ad esponenti di spicco della famiglia Martino, avvenuto con l’avallo del boss di Papanice Domenico Megna, detto Mico: episodio che permetterebbe di interpretare i rapporti tra le varie cosche operanti nel crotonese.

GLI INDAGATI

In carcere sono così finiti: Antonio Colacino (di 44 anni); Francesco Martino (27); Salvatore Martino (32); Vito Martino (54); Ranieri Giuseppe Migale (46); Antonio Musacchio (46); Antonio Pasquale Muto (26); Giuliano Muto (36); Giuliano Muto (26); Vito Muto (58); Rosario Parrotta (33); Salvatore Peta (58); Rosanna Policastrese (53); Carlo Verni (56); Veneranda Verni (54)

Ai domiciliari, invece: Damiano “Bruno” Berlingieri (di 47 anni); Massimo Berlingieri (47); Paolo Fiorentino (57): Vittorio Gentile (50); Angelica Passalacqua (42); Daniele Passalacqua (34); Pino Passalacqua (37).

All’obbligo di dimora sono stati infine sottoposti: Antonio Abbruzzese (di 27 anni); Liliana Barbieri (50); Danilo Bevilacqua (25); Domenico Diletto (40); Pasquale Diletto (45); Sergio Fraietta (55); Giuseppe Parrotta (46); Stefano Placanica (51); Michele Sodaro (46).

L'OPERAZIONE

L'operazione di oggi, "Sahel", è stata svolta dai Carabinieri del comando provinciale di Crotone, di Catanzaro, di Cosenza e Vibo Valentia, con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria e sotto l’egida della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo di regione.