Così la coca sudamericana riforniva ‘ndrangheta e camorra, blitz in Europa: trenta indagati

Calabria Cronaca

Ingenti quantitativi di cocaina importati dal Sudamerica, inviati da una struttura criminale un’autonoma che operava dall’Ecuador ma in stretti affari con la Colombia, dove veniva acquistata la droga poi importata in Italia.

I carichi entravano così in Europa viaggiando dentro containers - che trasportavano frutta esotica o in delle intercapedini ricavate appositamente - che giungevano principalmente nei porti di Livorno, Genova e Savona; ma anche di altri paesi, come a Barcellona, Anversa, Rotterdam e San Pietroburgo.

I containers venivano dunque stoccati negli scali di arrivo, dove delle apposite squadre di recupero provvedevano a prelevare il narcotico e ad esfiltrarlo dalle aree portuali, per essere poi messo a disposizione delle compagini criminali.

Per agevolare le operazioni di individuazione e recupero della cocaina, erano disponibili finanche dei dispositivi di radiolocalizzazione.

È quanto emerge da una importante operazione messa a segno stamani dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze e durante la quale la Guardia di Finanza di Pisa ha eseguito trenta misure cautelari a carico di altrettante persone accusate, a vario titolo, di far parte appunto di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, con carattere transnazionale.

I VENTINOVE ARRESTI

In ventitré quelle finite in carcere, sei invece ai domiciliari mentre per una è stato disposto l’Obbligo di firma. Gli indagati, che sono italiani, albanesi, rumeni ed ucraini, sono stati già coinvolti in fatti di criminalità organizzata, sia italiana che albanese.

Nel corso delle indagini - che sono state svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Pisa e dallo Scico - sarebbero stati accertati dei rapporti per la fornitura di droga tra esponenti della ‘ndrangheta calabrese e della camorra campana, e un sodalizio criminale albanese, operante tra il nostro Paese ma con ramificazioni in Belgio, Albania, Francia, Germania, Ecuador e Colombia.

L’indagine ha consentito poi di sequestrare oltre due tonnellate di cocaina, 45 chili di hashish e 20 di marijuana, che avrebbero fruttato al gruppo guadagni per circa 70 milioni di euro. Arrestati in flagranza di reato anche altre tre persone.

Il blitz è stato eseguito in Toscana, Calabria, Lazio, Puglia, Campania, Lombardia, Veneto e Liguria; e all’estero, esattamente in Albania, Francia, Spagna e Romania.

L’IMPONENTE ASSETTO INVESTIGATIVO

Nelle attività sono stati impegnato duecento uomini delle fiamme gialle, insieme alle unità cinofile del Corpo. Numerose le perquisizioni in corso, che interessano anche attività ricettive a Firenze e riconducibili agli indagati albanesi.

La Dda del capoluogo toscano ha collaborato costantemente con la Spak, la Struttura speciale contro la corruzione e la criminalità organizzata albanese e con La Fiscalia Generai del Estado ecuadoregna (FGE) nel quadro di una squadra investigativa comune.

I risultati sono stati ottenuti anche grazie al prezioso contributo di Eurojust, Europol, della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga e l'Ufficio dell'Esperto per la Sicurezza di Tirana, che hanno fornito un continuo supporto agli operatori di Polizia Giudiziaria.

La Direzione Nazionale Antimafia ha assicurato invece il coordinamento con gli altri Uffici distrettuali antimafia italiani. Analoghe operazioni sono in corso in Albania e negli altri paesi coinvolti, i cui esiti finali non sono ancora noti.