Orari di lavoro ridotti per finta e pagati dalla cassa integrazione: nei guai editore vibonese
Indebita percezione di erogazioni statali ed installazione di apparecchiature di intercettazione: sono accuse gravi quelle rivolte a due soggetti, rispettivamente amministratore unico ed institore (ossia il titolare d'impresa) di una società editrice e multimediale con sede nel vibonese, ai quali questa mattina è stato sequestrato preventivamente un patrimonio di oltre 26 mila euro.
L'operazione odierna, svolta dagli agenti della Digos con il supporto della Squadra Mobile e della Divisione Anticrimine della locale Questura, nasce da una articolata indagine nata negli scorsi mesi, a seguito delle segnalazioni giunte da alcuni giornalisti, al tempo dipendenti della società, che avevano scoperto delle telecamere nascoste e dei microfoni installati presso le loro postazioni di lavoro.
Gli stessi avevano poi raccontato di aver subito una riduzione fittizia dell'orario di lavoro: sostanzialmente la loro giornata proseguiva invariata, ma sulla carta venivano fatte figurare il 30% delle ore in meno, pagate ricorrendo alla cassa integrazione guadagni e scaricando così il costo all'Inps.
Ulteriori approfondimenti avrebbero permesso di riscontrare, grazie alla documentazione acquisita (anche tramite altri giornalisti non più dipendenti), l'effettiva discrepanza tra gli orari di lavoro realmente svolti e quelli pagati.
Un "sistema" che avrebbe permesso così all'editore di risparmiare ben 26 mila e 300 euro in stipendi, indebitamente pagati dall'Inps tramite ammortizzatori sociali in realtà non dovuti.
Questa mattina, a seguito del controllo presso la sede dell'editore, è stato notificato il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, con conseguente congelamento della somma di denaro dai conti correnti degli indagati.