Reggio. “Mandate a casa a calci il dirigente”: non fu diffamazione, assolto ex assessore
Franco Germanò non ha diffamato l’ex Dirigente dei Lavori Pubblici, l’architetto Marcello Cammera. Lo ha deciso il Tribunale Civile di Reggio Calabria rigettando la corposa richiesta risarcitoria del Dirigente Cammera, avanzata dopo una conferenza stampa del 9 febbraio scorso.
L’ex assessore aveva portato all’attenzione dell’opinione pubblica l’asserito disinteresse dell’amministrazione Falcomatà rispetto a delle criticità del settore Lavori Pubblici: il riferimento era all’omessa attivazione della piattaforma informatica per la gestione delle varie fasi dei lavori e della piattaforma per la manutenzione.
Germanò avevano poi puntato l’indice a suo dire sulla impossibilità di svolgere da parte di Cammera il ruolo di Rup e quello di Direttore dei Lavori dei Lavori di rifacimento della pavimentazione di Corso Garibaldi; altro punto era stato quello sull’autoliquidazione dei compensi dei tecnici comunali prima ancora che i lavori sulle bretelle del Torrente Sant’Agata avessero avuto inizio.
Infine, aveva evidenziato l’affidamento ad AVR del servizio di pulizia delle caditoie e a tre imprese, per la relativa gestione, per il tramite di un bando indetto dal Dirigente, e una presunta anomalia di alcune circostanze circa gli aspetti economici dell’appalto nelle varie fasi della gara pubblica.
La censura dell’ex assessore Germanò si era spinta sino a chiedersi se la mancata rotazione di Cammera, resa obbligatoria dalla normativa nazionale anti corruzione, fosse “una cambiale elettorale che avrebbe dovuto pagare il Sindaco Falcomatà”, apertamente accusato di pregiudizio ideologico.
Da qui, l’auspicio conclusivo, formulato da Germanò attraverso una metafora alquanto colorita, che il Dirigente venisse “mandato a casa a calci”.
La sentenza del Tribunale dello Stretto ha recepito integralmente le richieste dell’avvocato Oreste Romeo, difensore dell’ex assessore, che ha dimostrato come l’azione in contestazione andasse ricondotta nell’alveo della attività politica del proprio assistito, essendosi, quest’ultimo, limitato “alla trattazione di tematiche di sicuro interesse generale all’insegna della continenza verbale ed in perfetta aderenza a dati oggettivi”.
Il difensore ha comunque evocato la scriminante della critica politica dopo avere rimarcato l’assenza di una pregressa ruggine nei rapporti tra le parti, nonché della finalità di colpire il profilo personale del Dirigente comunale.
Il legale, prendendo atto della decisione, ha espresso una soddisfazione che va oltre la comune appartenenza ideologica: “è nota a tutti la sua competenza, ma è finalmente giunto, distanza di anni, l’autorevole e fermo riconoscimento che quella di Franco Germanó è una voce sicuramente scomoda, ma libera”.