Processo Spes Contra Spem: “Pasquale Zagari non è un affiliato alla ‘ndrangheta”
Il Tribunale di Palmi (Francesco Jacinto, presidente, e Jassica Dimartino e Michela Scullari, al latere) nell’ambito del processo Spes Contra Spem (QUI) ha assolto Pasquale Zagari (difeso dagli avvocati Antonino Napoli, Nazzareno Macheda e Maria Teresa Pintus), dal reato di associazione mafiosa e per una estorsione mentre lo ha condannato per una estorsione consumata ed un’altra tentata, in continuazione anche con il reato accertato dalla sentenza della Corte di Appello di Reggio Calabria del 16 novembre del 2023, divenuto irrevocabile il 25 settembre del 2024, che lo ha condannato ad otto anni di reclusione e a 3.500 euro di multa.
La Procura Distrettuale Antimafia del capoluogo dello stretto, rappresentata dal pm Andrea Sodani, aveva chiesto, invece, la condanna alla pena massima di trent’anni di carcere.
Zagari era stato condannato all’ergastolo nel processo Taurus per omicidio ed associazione a delinquere di stampo mafioso e ritenuto a capo della cosca Zagari-Viola-Fazzalari, in faida tra gli anni Ottanta e Novanta con quella degli Asciutto-Grimaldi. La pena era stata poi ridotta a trent’anni in seguito alla concessione dei benefici previsti dalla nota sentenza “Scoppola” della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Dopo aver espiato la pena era stato scarcerato il 24 marzo 2015 ed aveva intrapreso un percorso di inclusione sociale, facendo anche il relatore in numerosi convegni in scuole ed istituti penitenziari, a Padova e Como, ed in seguito anche a Taurianova.
Un approccio con finalità di reinserimento di cui si era interessata anche la Rai, su cui Zagari apparve alcune volte, e che era stato condiviso sui social network, come su Facebook dove Zagari aveva creato una pagina blog denominata “Pasquale Zagari Riflessioni su Carcere ed Ergastolo di un ex ergastolano”.
All’interno dello stesso blog scriveva: “Vorrei e voglio trovare modo di essere utile nella lotta per una giustizia degna di questo nome affinché almeno possa dire: “Pasquale, la tua vita bruciata almeno un senso l’ha avuto: imparando dalla tua vita bruciata si preserveranno altri dal tuo stesso destino”.
In diversi post aveva così affermato di voler essere socialmente utile e non socialmente pericoloso e che il suo fosse stato un percorso rieducativo che lo aveva portato ad essere una persona nuova, diversa da quella di un tempo.
Il 17 settembre del 2020 a Taurianova, il paese dove è nato e che è stato teatro di una cruenta faida, in occasione della presentazione del libro “Il viaggio della speranza” dell’associazione “Nessuno Tocchi Caino”, nel suo intervento, Zagari aveva affermato di avere speranza per il futuro e di aver scontato la sua pena non solo con la Giustizia ma anche con il suo “tribunale interiore”, nel momento in cui aveva avuto il coraggio di guardarsi in faccia, menzionando, a tal proposito, proprio Taurianova, ed affermando che nessuno prima d’ora avrebbe mai pensato che “in un territorio come Taurianova dove si dice ci sia solo la ‘ndrangheta”, “dopo le faide e le teste mozzate” si potesse svolgere un tale evento pubblico.
Nonostante ciò la Distrettuale Antimafia, dopo l’arresto in seguito alla tentata estorsione Caccamo, nel processo Spes Contra Spem gli ha contestato il reato associativo con il “ruolo di attuale reggente della consorteria mafiosa, quindi capo, promotore ed organizzatore della cosca Zagari-Fazzalari, imperante in Taurianova e Genova, all'interno della gerarchia ndranghetista referente di ogni azione delittuosa compiuta nell'interesse del sodalizio mafioso, col potere di impartire direttive di ogni genere individuava le vittime dell'estorsione e la tangente da corrispondere”.
Per gli inquirenti sarebbe stato la figura centrale dell'intero procedimento e dopo quasi trent’anni di detenzione ancora un uomo della 'ndrangheta che, appena libero, sarebbe tornato ad esercitare il suo potere mafioso con maggiore efficacia rispetto al passato caratterizzato dal sangue della faida di Taurianova (QUI).
L’ipotesi era che avrebbe riorganizzato una 'ndrina e l’avrebbe guidata per accaparrarsi il controllo esclusivo delle attività imprenditoriali di parte del territorio.
I suoi difensori, di contro, hanno dimostrato, grazie anche all’esame di numerosi testimoni della difesa, che “Il presente di Zagari non può essere figlio del suo passato remoto perché tra il suo presente ed il suo passato remoto esiste un passato prossimo in cui, mettendo in pericolo la sua incolumità, ha avuto una condotta del tutto incompatibile con l’essere un affiliato”.
Il Tribunale con la lettura del dispositivo della sentenza ha anche ordinato la sua immediata scarcerazione se non detenuto per altra causa.