Presunti maltrattamenti a Paola. Marziale: “bambini vissuti nella giungla dell’indifferenza”
“Mentre la magistratura e le autorità inquirenti svolgono le proprie indagini, la società è tenuta ad interrogarsi e nessuno può dirsi escluso da un’introspezione responsabile”.
È quanto dichiara il Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, a proposito dei presunti maltrattamenti ai danni dei due fratellini, di quattro e due anni, di Paola, ricoverati nell’ospedale dio Cosenza rispettivamente dal 25 e dal 31 gennaio scorsi (QUI).
“Il quadro che sta verosimilmente emergendo è aberrante” sostiene ancora Marziale che rammenta il coinvolgimento nell’indagine del compagno della mamma dei piccoli, arrestato appena due giorni fa (QUI), ritenuto il responsabile dell’accaduto “dietro il paravento di una educazione rigida, ma necessaria”, ribadisce il garante, oltre al sospetto di una nonna che ne sarebbe stata complice.
“Oltre la nonna … emerge la figura della madre silente. Bruttissima società quella dove una madre tace sul dolore dei propri figli, della carne della sua carne. Una madre dovrebbe essere disposta a tutto pur di salvaguardare i propri cuccioli da abusi. E, sembrerebbe che i bambini abbiano vissuto nella giungla, giacché nessuno, ma proprio nessun occhio adulto abbia mai anche solo intuito qualcosa”” sbotta ancora Marziale.
“Fratture, lesioni, bruciature di sigaretta, morsi, costituiscono nell’insieme un quadro orrorifico, che ci consegna la crudeltà abbattutasi su due inermi piccolini … che a quanto pare nessuno, prima dei medici è riuscito a vedere”, insiste.
“Viene da pensare ad atteggiamenti figli della paura o dell’indifferenza – sottolinea ancora il garante – che pervade la triste epoca dataci da vivere. Ed è su questo che siamo tenuti a riflettere. Ed è questo che spiega perché le istituzioni sentano la necessità di dotarsi della figura del Garante dei minorenni, quando tutti gli adulti, nessuno escluso, saremmo tenuti ad esserlo. Una siffatta società non ha molto da dire, se non chiudersi nel perimetro della propria coscienza e battersi il petto fino a farsi male”.
“A tutti è riconosciuto il diritto a dimostrare la propria innocenza fino a prova contraria ed anche ai protagonisti di questa deprecabile vicenda, ma davanti all’accertamento di responsabilità, chi è tenuto ad applicare le leggi, valuti prima le sofferenze dei bambini e solo dopo le attenuanti ai colpevoli”, conclude Marziale.