Per la Dda è imprenditore del clan Anello-Fruci: sigilli a immobili, terreni e impianti
Un patrimonio, del valore stimato in più di due milioni di euro, è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza di Catanzaro, ad un imprenditore ritenuto appartenere alla cosca Anello-Fruci di Filadelfia, nel vibonese, accusato di diversi reati tra cui estorsioni, materia armi e anche ambientali.
I sigilli sono scattati sull’intero capitale di una società di Maierato, sempre in provincia di Vibo, e del relativo patrimonio, composto da quattro immobili, altrettanti terreni, venticinque automezzi e un impianto di produzione di calcestruzzo.
Il provvedimento, emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Catanzaro, arriva dopo le indagini condotte dal Gico e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo di regione, che avrebbero accertato la “pericolosità sociale” dell’uomo, coinvolto nell’inchiesta “Imponimento” (QUI), che nel 2020 fece luce sugli interessi del clan Anello-Fruci non solo in Italia ma anche in Svizzera.
Il nome dell’imprenditore, compare anche in un’altra indagine della Dda, la “Dedalo-Petrolmafie” (QUI), che riguardò altre vicende estorsive aggravate dalle modalità mafiose.
Si ipotizza dunque che attraverso l’azienda dell’imprenditore la cosca abbia ottenuto commesse per la fornitura del calcestruzzo nei maggiori cantieri della zona di sua influenza.
In questo contesto, gli inquirenti ritengono emblematiche le presunte estorsioni, che lo vedrebbero coinvolto nella ristrutturazione del punto vendita Eurospin di Pizzo; nella costruzione di un resort in località Galìa, sempre a Pizzo; e nella ristrutturazione della stazione ferroviaria di San Pietro a Maida, nel catanzarese.