Tentata estorsione mafiosa nel bergamasco, nove arresti
Al termine di una complessa indagine si sarebbe fatta luce su quella che gli inquirenti definiscono come una grave e strutturata dinamica estorsiva, condotta con le modalità tipiche delle organizzazioni mafiose, e che confermerebbe la perdurante infiltrazione della ’ndrangheta nel tessuto economico e imprenditoriale lombardo.
Con quest’assunto, stamani, nove persone sono finite in arresto tra Roma, Pavia, Brescia, Vibo Valentia e Reggio Calabria: otto di loro si sono viste spalancare le porte del carcere, una è stata sottoposta invece alla misura meno afflittiva dei domiciliari.
Si tratta di Pasquale Barbaro (cl. 65), Francesco Barbaro (cl. 60), Francesco Baldo (cl. 66), Umberto Buccarelli (cl. 76), Fulvio Cilisto (cl. 71), Annunziato Romeo (cl. 64), Lorenzo Sbraccia (cl’67) e Giuseppe Trimboli (cl. 77); tutti in carcere. Ai domiciliari, invece, Nunzio Samuele Calamucci (cl. 79).
Il Gip del tribunale di Milano, che ha emesso la misura a loro carico su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia locale, gli contesta i reati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Tutto parte dagli approfondimenti che la stessa Dda meneghina ha delegato ai Carabinieri del Ros, nell’ambito del procedimento penale che riguarda la nota vicenda di dossieraggio illegale che ha visto coinvolta l’agenzia Equalize.
La controversia tra imprese
Le indagini hanno avuto lo scopo di verificare l’eventuale presenza operativa a Milano di esponenti della ’ndrangheta calabrese, in particolare riconducibili alla cosca Barbaro-Rosi di Platì, nel reggino; ed una presunta estorsione che sarebbe stata legata al contenzioso tra una società immobiliare romana e l’impresa subappaltatrice della provincia di Bergamo.
La tesi è che per dirimere la controversia, l’imprenditore capitolino si sia rivolto sia ad un legale di Vibo Valentia ma con lo studio a Roma, e ritenuto vicino a contesti criminali calabresi, che all’Equalize del capoluogo lombardo, affinché attivassero dei contatti con elementi della ‘ndrangheta, poi risultati essere proprio del clan di Platì.
Le pressioni sulla ditta lombarda
Le investigazioni avrebbero così documentato che dal maggio del 2023 e sino ai primi di ottobre dello stesso anno, l’imprenditore romano, dopo aver sospeso i pagamenti alla subappaltatrice bergamasca, si sarebbe avvalso di un ex collaboratore di giustizia e soggetto noto per i suoi legami con la criminalità organizzata per esercitare delle pressioni sull’impresa di Bergamo affinché accettasse otto milioni di euro a saldo, a fronte di un credito di circa 35 milioni.
L’intimidazione, sebbene infruttuosa, ed organizzata dai Barbaro, si sospetta sia stata promossa dall’avvocato vibonese e da due persone della Equalize su incarico dell’imprenditore capitolino.
La minaccia al subappaltatore
Nell’ottobre del 2023, poi, l’ex collaboratore di giustizia avrebbe minacciato un altro imprenditore brianzolo, a sua volta subappaltatore dell’impresa bergamasca, affinché smontasse le attrezzature su alcuni cantieri in provincia di Milano, permettendo l’ingresso di altre imprese indicate dall’imprenditore romano.
Per quest’ultimo episodio, l’ex collaboratore di giustizia era già stato destinatario, il 24 marzo scorso, di una misura cautelare in carcere per violenza privata aggravata dal metodo mafioso.
I nuovi elementi probatori
In sede di prima valutazione, il Gip aveva riqualificato le ipotesi accusatorie in “esercizio arbitrario delle proprie ragioni” aggravato dal metodo mafioso per la maggior parte degli indagati del primo capo di incolpazione, e in “violenza privata” per il solo ex collaboratore di giustizia nel secondo.
Tuttavia, le dichiarazioni rese da quest’ultimo durante l’interrogatorio di garanzia, insieme a nuovi e rilevanti elementi probatori forniti tempestivamente dal Ros, hanno consentito alla Dda di Milano di reiterare la richiesta cautelare nei confronti degli indagati, accolta dal Giudice per le indagini preliminari, e il ripristino della imputazione originaria più grave, quella appunto di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.