Crotone. Alloggi popolari in via Israele, Cqtf propone un’alternativa

Crotone Infrastrutture

“Nessun pregiudizio sugli alloggi popolari. L’amministrazione comunale ha a disposizione aree alternative, meno impattanti e più sostenibili sotto il profilo urbanistico.”

Il Comitato di Quartiere Tufolo Farina torna sulla vicenda degli alloggi di edilizia pubblica che il Comune di Crotone intende realizzare in via Israele del capoluogo (QUI), per chiarire “in modo definitivo” la propria posizione e rispondere ad alcune critiche che gli sono pervenute “talvolta basate su valutazioni inesatte”.

“I pregiudizi - sbottando difatti dal comitato - non ci appartengono, né per cultura né per visione. Il Comitato ha sempre rigettato ogni logica classista o discriminatoria. La nostra opposizione si fonda esclusivamente su motivazioni di carattere urbanistico e infrastrutturale.

Secondo il Cqtf l’area individuata si trova nei pressi di una rotatoria già oggi soggetta a forti criticità sul piano della viabilità e dunque aggiungervi altri carichi urbanistici significherebbe a loro dire aggravare una situazione già compromessa.

Il vincolo di interesse pubblico

Entrando nel merito dell’intervento, i cittadini ricordano che - pur trattandosi di edilizia pubblica – sarebbe necessaria l’adozione di un vincolo di interesse pubblico e l’approvazione da parte del Consiglio Comunale.

“Secondo la nostra analisi - proseguono - salvo smentite da parte dell’Ufficio Urbanistica (che invitiamo formalmente a fornire chiarimenti), il Comune disporrebbe attualmente di circa 1.000 mc di volumetrie residue, maturate in seguito a un intervento del Consorzio Lavoratori Montedison (concessione edilizia n. …), come previsto dall’art. 19, comma 6, del PRG vigente”.

Indispensabile passaggio in Consiglio

Il progetto prevede una superficie di circa 2.200 mq, “che - destinata a uso abitativo con altezza minima di 3 metri – corrisponderebbe a un volume complessivo di circa 6.600 mc. Una differenza significativa, che rende indispensabile il passaggio in Consiglio Comunale”.

Per cui, sempre secondo il comitato, “parlare oggi di ‘idoneità urbanistica’ appare dunque inappropriato, se le volumetrie effettivamente disponibili non sono sufficienti a sostenere l’intervento. Segnaliamo inoltre uno squilibrio urbanistico evidente: via Israele e le zone limitrofe necessitano di spazi verdi, aree attrezzate e luoghi di aggregazione, non di ulteriore edilizia”.

La necessità di un confronto

Per il Cqtf nulla di tutto ciò sarebbe stato previsto nel progetto attuale: “le nostre osservazionipuntualizzano - non si fondano su pregiudizi, ma su una scelta urbanistica calata dall’alto, priva di reale partecipazione, nonostante la normativa vigente preveda processi partecipativi per interventi ad alto impatto”.

I cittadini avrebbero dunque apprezzato un confronto costruttivo con l’amministrazione in cui sostengono che avrebbero proposto, per esempio, un progetto di rigenerazione urbana che comprendesse verde, viabilità e servizi, ma a suo dire il Comune “ha preferito chiudere il dialogo”.

L’idea alternativa del comitato è quella di utilizzare l’area adiacente al Comando dei Vigili del Fuoco, recentemente acquisita dal Comune, ritenuta più idonea, in termini urbanistici e sociali.

Dall'Ente ci si aspetta chiarimenti

“Comprendiamo che il Comune possa obiettare in nome della norma ‘consumo di suolo zero’ a cui ha aderito. Ma questo deve valere anche per via Israele, soprattutto se, come indicato dall’art. 19 del PRG, le volumetrie disponibili sarebbero limitate. Inoltre, la tavola 17 del PRG, a nostro avviso, classifica “l’area bersaglio” come “tessuto urbano consolidato”, per cui dovrebbe applicarsi l’art. 50, comma 2, e non l’art. 53 – da cui sembrerebbero derivare le conclusioni del Comune sui 32 alloggi. Altre spiegazioni non ne abbiamo, né tantomeno ci sono state fornite”, evidenziano ancora.

Da qui la richiesta di chiarimenti ufficiali all’Amministrazione e al Dirigente del Settore Urbanistica: “Abbiamo il diritto di sapere su che basi si intendono fare scelte urbanistiche che inciderebbero sul nostro futuro”, concludono do Comitato.