Inchiesta Athena. Accusati di aver favorito la latitanza di Abbruzzese, tornano liberi

Cosenza Cronaca

Il Tribunale di Catanzaro ha rimesso in libertà, con il solo obbligo del divieto di dimora, un 40enne, S.E., ed un 43enne, T.E., (difesi dagli avvocati Ettore Zagarese e Roberto Tartaro) finiti in carcere, insieme ad altre persone pugliesi e calabresi, nell’ambito dell’inchiesta antimafia Athena (QUI), coordinata dal pm Alessandro Riello, ed accusati, tra l’altro, di favoreggiamento personale aggravato dalla finalità di agevolazione mafiosa.

Le investigazioni dei carabinieri erano iniziate con lo scopo di arrestare Leonardo “Nino” Abbruzzese, ritenuto esponente di rilievo dell’omonimo clan di Lauropoli, sottrattosi all’arresto, nel giugno del 2023, durante l’esecuzione della stessa operazione (QUI), e che era stato poi rintracciato a Bari (QUI) individuando anche quanti, secondo l’accusa, gli avrebbero garantito sostegno ed assistenza logistica.

La fuga in ambulanza

Gli inquirenti, dunque, hanno ipotizzato che il latitante fosse riuscito a fuggire a bordo di un’ambulanza, in modo da scansare più agevolmente eventuali controlli di polizia durante il tragitto a Bari, dove avrebbe potuto contare su ospitalità.

Per questo nel novembre dell’anno scorso erano state arrestate ben quindici persone, compresi il 40enne ed il 43enne, accusati di far parte delle rete di fiancheggiatori di Abbruzzese (QUI).

Il covo nella villa di Bari

In pratica - e sempre in base all’accusa - il latitante, il 17 ottobre del 2023, sarebbe stato trasferito da Spezzano Albanese fin nel capoluogo pugliese sull’ambulanza di un’associazione del cosentino e condotta da un volontario di soccorso.

A Bari, poi, si sarebbe sistemato in una villa riconducibile a soggetti del posto considerati come inseriti “nei circuiti relazionali” degli Abbruzzese, dove è stato catturato il 6 novembre successivo.