Vibo, il museo si arricchisce di centinaia di monete antiche recuperate dal Tpc
Nella sede del Museo Archeologico Nazionale di Vibo Valentia, il comandante del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza ha consegnato oggi al Direttore del “Vito Capialbi” 479 beni culturali recuperati nell’ambito di una attività d’indagine coordinata dalla Procura del capoluogo napitino.
L’evento si è svolto alla presenza del Procuratore Capo di Vibo, del Direttore ad interim della Direzione Regionale Musei Calabria, del Comandante Provinciale dell'Arma e delle autorità provinciali e cittadine.
L’indagine del 2014
L’indagine, che ha consentito il recupero dei beni archeologici, del valore complessivo stimato di circa 100 mila euro, è stata condotta nel 2014 dai Carabinieri del Nucleo TPC bruzio, e ha avuto origine dal monitoraggio dei siti internet dedicati al commercio on line di beni culturali.
A seguito degli approfondimenti investigativi si è arrivati così a sequestrare 479 monete in oro, argento e bronzo di epoca magno greca, romana, bizantina e medioevale, custodite presso le abitazioni di un collezionista vibonese e di un collezionista pugliese.
Con la collaborazione dei funzionari archeologi della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Reggio Calabria e della provincia di Vibo, si è accertato che i reperti fossero indiscutibilmente autentici, collocabili tra il periodo greco (IV a.C.) ed il periodo moderno (fine XV - XVIII sec. d.C.).
La confisca definitiva
Per gli stessi, a seguito della sentenza emessa nel 2023 e del provvedimento integrativo che risale al novembre del 2024, il Tribunale napitino ha disposto la confisca e la restituzione all’avente diritto, individuato nello Stato Italiano, tramite appunto la consegna al Museo di Vibo.
Tra i beni in confisca figurano una moneta in oro, 64 in argento e 414 in bronzo.
La restituzione di oggi dei beni culturali, tornai al patrimonio indisponibile dello Stato, è frutto di attività complesse, compiute in stretta sinergia con gli organi centrali e periferici del MiC, nonché dell’impegno e la professionalità di donne e uomini, militari e civili, altamente specializzati nello specifico settore, che hanno permesso di salvare importanti testimonianze dell’identità collettività che ci raccontano la loro storia e, di riflesso, la nostra.