Assolto rossanese accustato di violazione alla sorveglianza speciale
Assoluzione per il rossanese M.S. 35 anni sorvegliato speciale, imputato del reato di aver violato la legge sui sorvegliati speciali: è quanto ha stabilito il Tribunale di Rossano in composizione monocratico ( Giudice Dott. Enrico D’Alfonso) accogliendo la tesi difensiva dell’ avvocato Ettore Zagarese e dell’avvocato Giuseppe Vena. Il M. S. era chiamato a rispondere penalmente perché essendo sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza, per la durata di anni tre, giusto decreto disposto dal Tribunale di Cosenza Sezione Misure di Prevenzione e notificatogli in data 17.12.2008, veniva colto dai Carabinieri operanti in compagnia di pregiudicati o persone sottoposte a misure di prevenzione. In Particolare in data 28.01.2009 l’uomo veniva notato da un carabiniere mentre si intratteneva in compagnia del rossanese C.F. 36 anni, pregiudicato, all’interno di un bar dello scalo rossanese per di poi allontanarsi con lo stesso fuori dall’esercizio commerciale, contravvenendo pertanto all’obbligo di non associarsi con persone che hanno subito condanne e sono sottoposte a misure di prevenzione o di sicurezza per come impostogli. All’uomo veniva contestata, altresì. anche la recidiva reiterata infraquinquennale. Per tale episodio l’uomo venne denunciato, a piede libero, presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Rossano ed iscritto nel registro degli indagati. All’udienza dibattimentale l’uomo era assistito e difeso dall’ avvocato Ettore Zagarese e dall’avvocato Giuseppe Vena, i quali in sede di ammissione delle prove rilevavano al Giudice del Tribunale di Rossano come il loro assistito doveva essere assolto atteso che nel decreto di citazione diretta a giudizio notificato all’uomo era contestato un solo episodio di intrattenimento con soggetti pregiudicati invece affinchè possa giungersi ad una pronuncia di condanna – spiegavano nelle arringhe l’ avvocato Ettore Zagarese e l’avvocato Giuseppe Vena – occorre che vi sia una pluralità di incontri, di associazioni e frequentazioni, atteso che l’unicità dell’episodio non determina allarme sociale nella prevenzione della commissione dei crimini e quindi i due penalisti chiedevano di assolvere il loro assistito perché il fatto non costituisce reato. Il Pubblico Ministero si opponeva a quanto sostenuto dall’ avvocato Ettore Zagarese e dall’ avvocato Giuseppe Vena. Il Giudice dove aver valutato tutto l’incartamento processuale e letto il decreto di citazione a giudizio accoglieva la tesi difensiva dell’ avvocato Ettore Zagarese e dell’avvocato Giuseppe Vena ed assolveva l’uomo perché il fatto non costituisce reato.
Notizia segnalata da Corrado Rosetta