La vita va custodita sin dal suo sbocciare nel grembo materno
Riceviamo da Don Enzo Gabrieli, direttore dell'ufficio diocesano comunicazioni sociali
"In relazione a quanto apparso sulla stampa relativamente alla scelta di suonare le campane in una parrocchia di San Giovanni in Fiore quando si ha notizia di alcuni aborti, notiamo una strana meraviglia rispetto alla libertà di proclamare l'inviolabilità della vita che è sempre dono e dono di Dio. A questa meraviglia non ha corrisposto altrettanta energia mediatica quando la comunità del popoloso capoluogo silano è stata privata del punto nascita.
Il parroco del luogo ha inteso evidenziare, con un segno di antica tradizione cristiana, di chiara identità e di invito alla preghiera, il pensiero cristiano con una simbologia e senza con ciò voler pronunciare una condanna nei confronti delle persone, ma sulla sbrigativa scelta di una pratica che è cristianamente inaccettabile.
Il segno è per i credenti e per quanti si aprono ad una riflessione costruttiva, perchè attraverso questo strumento si lascino interpellare; ai cristiani, esortati a non abbassare la guardia, viene chiesto anche di innalzare al Signore la loro preghiera e a riflettere sull’importante problematica etica dai risvolti evidentemente anche sociali.
In un tempo in cui a tutti è data la possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero, stranamente (e soprattutto mediaticamente) ai cristiani ciò è quasi contestato, desiderando relegarli nelle sagrestie e nei circoli chiusi e dimostrando un fastidio sociale per la voce fuori dal coro, mentre, dall’altra parte, si cercano "scusanti" per chi grida con virulenza e senza rispetto il suo modo di vedere e di pensare fino all'insulto, che non poche volte sfocia in violenza.
L'arcidiocesi di Cosenza-Bisignano ritiene opportuno ribadire che la vita va custodita sin dal suo sbocciare fino al suo naturale tramonto. Nell'attuale panorama di riorganizzazione sanitaria sembrerebbe infatti che alcune scelte aziendali tengano conto più delle logiche economiche che della inviolabile dignità della persona umana e della sua centralità, più del numero di prestazioni che della qualità e della conformazione del territorio e del bisogno di chi vive lontano dalle città. Ci confortano gli attuali pronunciamenti della Corte Europea sull'embrione che vanno nella direzione della tutela dell'embrione e che dovrebbero illuminare anche le nostre scelte territoriali.
La Chiesa cosentina si augura che con minore facilità venga privilegiata la via dell'interruzione della gravidanza e sia proposta un’educazione alla sessualità e all'affettività e naturalmente alla custodia della vita.
In conclusione e senza mai voler giudicare le situazioni personali, spesso drammatiche, la Chiesa ribadisce il suo diritto-dovere di dire una parola, a volte anche impopolare, su scelte che pretenderebbero di relativizzare alcuni inviolabili valori e con l'unico obiettivo di illuminare la coscienza."