Passione Tropea: Interrogazione ex art. 17 Regolamento Comunale

Calabria Politica

Riceviamo e pubblichiamo una nota a firma del Capogruppo Passione Tropea Adolfo Repice

Egr. Sig. Sindaco,

In un manifesto affisso sui muri del paese ha confermato che la quasi totalità degli assessori da lei scelti (e alcuni consiglieri che la sostengono) hanno dichiarato il falso al consiglio comunale del 18.8.2011, quando hanno sottoscritto l’attestazione di non essere in situazione d’incompatibilità con la carica di consigliere. Lei ha dunque confermato di aver scelto ben quattro assessori fra soggetti che non avevano pagato i tributi comunali, i quali hanno saldato quanto loro dovuto solo dopo che la questione è stata sollevata da parte dell’opposizione. Dopo il consiglio comunale del 30.9.2011 – allorquando ho pubblicamente affermato di nutrire seri dubbi sulla regolarità contributiva dei consiglieri di maggioranza - lei aveva il dovere di smentirmi subito oppure di verificare immediatamente la realtà dei fatti. Non ha fatto né l’una né l’altra cosa. È rimasto in silenzio ed ha coperto la situazione di morosità dei suoi consiglieri, condividendo il loro contegno, attendendo che costoro saldassero le pendenze che avevano contratto nel corso degli anni con l’Ente che amministravano, divenendo corresponsabile di una situazione grave ed intollerabile per gli onesti cittadini che pagano regolarmente le tasse. Solo dopo che l’opposizione ha reso pubblico l’ammontare dei debiti dei suoi consiglieri, solo dopo che l’opposizione ha chiesto la convocazione del Consiglio comunale per contestare l’incompatibilità a ben sei consiglieri di maggioranza, ha pensato di rispondere. E purtroppo per lei ha risposto contraddicendo se stesso. Lei ha conosciuto l’irregolarità contributiva dei suoi assessori e dei suoi consiglieri e quindi sarebbe stato doveroso per lei dimettersi. Aveva un’unica alternativa: se i suoi assessori le hanno mentito, tacendole l’esistenza di gravose irregolarità verso l’ente comunale che amministrano, aveva il dovere morale di revocare loro il mandato. Serviva coraggio ed onestà per fare quanto la morale comune avrebbe imposto. Lei invece decide di attaccare a testa bassa, ma come un pugile suonato rimbalza sulle corde del ring. Lei scrive: “mi sarei certamente dimesso se fossi stato a conoscenza della vicenda che pretestuosamente hai sollevato perché in quel caso sarei stato complice”. Lei, invero, ha conosciuto la situazione di morosità (tant’è che sottolinea come: Gli interessati alla vicenda hanno ottemperato al loro dovere saldando tutto il dovuto!). Io le chiedo – e la invito a rispondere subito e per iscritto, senza tentennamenti, senza prendere tempo – è pretestuoso pretendere che chi amministra l’Ente comunale sia in regola con i pagamenti dei tributi? E’ pretestuoso imporre l’osservanza del dettato del TUEL? Faccia conoscere la data in cui i suoi assessori e consiglieri hanno pagato quanto dovuto al comune. Sappia che grazie alla mia richiesta che lei ha osato definire “pretestuosa” il Comune ha incassato ben 35.000 €. Senza la mia “pretestuosa” richiesta i suoi consiglieri avrebbero continuato ad espletare il loro mandato senza saldare il debito nei confronti dell’Ente che amministrano, persistendo in una situazione di grave illegalità. Lei scrive: Rimango anche e soprattutto per evitare che il posto che mi onoro di occupare venga usurpato da lestofanti e scalatori senza scrupoli della politica. Io le chiedo, e la prego di rispondere: E’ un lestofante chi pretende l’osservanza delle leggi e delle regole morali e civili? E’ uno scalatore senza scrupolo della politica chi pretende che i consiglieri comunali siano d’esempio per i cittadini? O sono lestofanti e scalatori senza scrupoli della politica coloro i quali dichiarano il falso in consiglio comunale, coloro i quali per dieci anni non pagano i tributi comunali? Non sono forse lestofanti e scalatori senza scrupolo della politica coloro i quali, dichiarando il falso in consiglio comunale, mantengono uno stato d’incompatibilità con il ruolo di consigliere, non saldando i propri debiti nei confronti del Comune, ed al contempo percepiscono l’indennità conseguente alla carica d’assessore? Io le chiedo infine: perché quando ha saputo che i suoi assessori non avevano pagato i tributi comunali non li ha revocati? Crede che i suoi assessori possano essere da esempio? Le chiedo infine, ma in verità cerco di darle un consiglio: perché non si dimette? La saluto, ricordandole che Il ministero dell’Economia e delle Finanze, insieme all’Agenzia delle Entrate e al Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha realizzato una campagna integrata di comunicazione istituzionale per sensibilizzare i cittadini sulla necessità e l’importanza di pagare le imposte.

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