L’affascinu, tra fede e superstizione viaggio nel mondo del malocchio

Calabria Attualità

Alcune realtà dell’entroterra calabrese sono ancora permeate da un profondo senso religioso che accompagna la vita delle persone non solo per tutto il giorno, ma anche per tutte le fasi della vita, dall’infanzia alla vecchiaia fino alla morte. Accanto ad una forte religiosità, però, è presente nella stessa misura anche una visione fatalistica delle cose, che porta ad ingraziarsi i favori del destino e delle forze che lo animano con riti ed amuleti d’ogni genere. Bisogna stare sempre vigilanti, visto che in agguato c’è sempre la tentazione e da essa bisogna difendersi. Così, non è certo inusuale vedere in questi paesi immagini sacre contenute nelle classiche conicèddre (edicole votive), le case piene di immagini e statue di santi, accanto ad altri amuleti di carattere superstizioso, come corni, ferri di cavallo, fino ad arrivare ai più sofisticati abitini, meglio noti con il termine vurzìddra (borsettina). Tale commistione continua tra magia e religione è particolarmente presente nell’affàscinu. Il termine deriva da fascinum”, vocabolo di genere neutro che significa incantare con il malocchio, reso in latino col verbo “fascinare”. Molta preoccupazione desta in alcune persone, ancor oggi, la possibile invidia della gente, da cui generalmente scaturisce l’affascinu.

Servizio di Giacinto Carvelli | montaggio di Domenico Leonelli

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