Confcommercio: “L’80% delle imprese del Sud soffre la crisi”
"L'80% delle imprese del Sud soffre i contraccolpi della crisi, ma più di una su due è ancora fiduciosa sulla possibilità di superare le difficoltà. - Comunica una nota stampa - E' questo il risultato dell'indagine su Pmi e Mezzogiorno condotta da Confcommercio, dalla quale emergono le richieste che il mondo imprenditoriale rivolge al Governo: taglio dei costi della politica, utilizzo dei fondi Ue per il Sud, e cessioni del patrimonio pubblico. Un secco no per il Ponte sullo stretto, ma migliori strade e autostrade.
Se il 54% delle imprese resta ancora fiducioso, gli imprenditori non mancano comunque di sottolineare il pesante impatto avuto dalla crisi. Tra le principali conseguenze dell'attuale fase economica, si legge nella ricerca, le imprese segnalano, in particolare, il calo delle vendite (fenomeno avvertito da quasi i 3/4 delle imprese e che trova riscontro anche nella contrazione dei ricavi nel corso del 2011 per il 60% delle imprese), l'aumento dei prezzi praticati dai fornitori (38,5%) e l'aumento dei ritardi dei pagamenti. Non solo, per colpa della crisi, l'81,7% delle imprese ha rinunciato a forme di innovazione e una quota simile non lo farà nemmeno nel biennio 2012-2013. Per questi motivi, secondo le imprese del Mezzogiorno il nuovo Governo dovrebbe intervenire con urgenza sulla riduzione dei costi della politica, sull'utilizzo dei fondi europei per il Sud e sulle cessioni del patrimonio pubblico. Le politiche per il lavoro (per l'82% delle imprese), un più agevole accesso al credito (53,2%), una maggiore efficienza dei trasporti (49,3%), politiche per il turismo (48,2%) e per l'innovazione (46,8%) sono ritenuti gli interventi strutturali prioritari per la crescita. Tra le infrastrutture che servono di più al Mezzogiorno, il Ponte sullo Stretto è l'ultima delle priorità (6,2%), mentre la prima è il rafforzamento della rete stradale e autostradale (il 51,4%), seguito da quella ferroviaria. - Conclude la nota - Allo stesso tempo, resta indispensabile il contrasto ai fattori che limitano la competitività delle Pmi - uno su tutti il peso della pressione fiscale, indicato dal 51% del campione - così come l'impegno contro la criminalità, la contraffazione (in aumento per un'impresa su due) e l'abusivismo, fenomeni che rappresentano una vera e propria tassa (il 40,9% delle imprese del Sud impiega oltre il 2% dei ricavi per proteggersi da furti, rapine ed estorsioni)."