Morano Calabro: cerimonia di scopertura del dipinto di Salvatore Di Luca
Una nuova straordinaria opera fa bella mostra di sé nella chiesa Collegiata dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, in Morano Calabro. Il prestigioso ricettacolo d’arte moranese, la cui fondazione è documentata nell’anno del Signore 1007 - secondo alcuni addirittura precedente a tale data - si arricchisce, impreziosendo ulteriormente il già vasto florilegio di opere che gelosamente custodisce, di un magnifico dipinto realizzato e donato all’Arcipretura dal versatile e affermato Salvatore Di Luca.
Le proporzioni, generosissime (2,60 x 1,40), e la tecnica, "acrilico su lastra di legno koumè", costituiscono un primo parametro di raffinata novità e conferiscono al lavoro un carattere autorevole e unico. Notevole l’impatto emotivo e le suggestioni che il “Gesù redentore dell’umanità”, questo il titolo dell’opera, trasferisce all’osservatore sin dal primo approccio. L’effige del Cristo, rappresentato all’apice del suo trionfo, cattura lo sguardo e suscita moti di profonda, spontanea venerazione. Obiettivo raggiunto, dunque. L’afflato dell’autore e l’originalità dell’idea, accolti e incoraggiati dall’impareggiabile p. Flavio Paladino, da trentasei anni alla guida della parrocchia, attivissimo nella pastorale nonostante gli acciacchi, abbandonato l’alveo progettuale, decantata la fatica e la solitudine patite nelle lunghe giornate trascorse a trasformare gli impulsi e le passioni in tratti logici e accessibili, da domenica 11 dicembre 2011 sono patrimonio pubblico. Ognuno può ammirare liberamente la bellezza delle forme del Cristo, la cura dei particolari sul viso consolante, i fori dei chiodi nelle mani e nei piedi semisanguinanti, l’elegante panneggio della tunica, i simboli stilizzati della passione impressi nella zona inferiore e contornati dal colore plumbeo di un cielo in attesa, l’impasto cromatico complessivo e in special modo della cerulea volta che avviluppa interamente la figura del Redentore. Eccellente l’orizzonte prospettico e il rapporto di proporzione tra i singoli elementi della scena. Il forbito realismo che da sempre permea la produzione del Di Luca culmina in questa meravigliosa pittura valicando il limite sottile che separa le fatture acerbe del percorso giovanile dalla maturità artistica, ora pienamente conseguita. Processi talvolta dolorosi, ma assolutamente indispensabili per chi, aduso a comunicare con forme composite la propria interiorità, ne asseconda gli sviluppi rendendosi docile e disponibile ai mutamenti dello spirito.
Inserita nella liturgia eucaristica domenicale la cerimonia di scopertura. Dopo la proclamazione del brano evangelico, con gran concorso di fedeli, alla presenza del sindaco, Francesco Di Leone, e del suo vice, Rosanna Voto, p. Paladino affiancato da Di Luca ha benedetto l’imponente immagine e la splendida cornice lignea nella quale essa è incastonata. Una catarsi che sottrae definitivamente l’opera all’autore e la consegna alla pietà popolare. Indescrivibile il gaudio e l’emozione che ha pervaso gli animi dei presenti mentre il telo che velava il Cristo degradava velocemente e la corale intonava il “Gloria”.
Manifestazioni di stima e apprezzamento sono pervenuti all’artista dai salotti culturali e dagli ambienti ecclesiastici del vetusto borgo del Pollino. Dalla gente comune, invece, da quella che di critica s’interessa poco, preferendo contemplare la grandezza del Demiurgo anche attraverso la forza evocativa delle immagini piuttosto che giudicarne le trasposte fattezze supplite da mani d’uomo, da quella la gratitudine sincera per aver scritto una bella pagina di storia. A noi onore e onere di trasmetterla ai posteri. Ad perpetuam rei memoriam.