Cariati, Sero: “Questa volta ci tuteliamo in sede opportuna”
Sentenza del TAR sul Piano di rientro, il Sindaco smentisce la ricostruzione de Il ponte-Online: i fatti non si lasciano così facilmente travisare dalla menzogna. Altro che “pinocchiata”, nessuno può giudicare l’operato di questa Amministrazione. Sbugiardato il solito articolista anonimo armato di livore. SERO annuncia: questa volta ci tuteleremo nelle sedi opportune.
Dichiarazione del sindaco avv. Filippo Sero
"Ancora una volta si è costretti a smentire una ricostruzione tendenziosa, di parte e palesemente finalizzata a travisare i fatti. E’ di gravità inaudita che tale comprovato travisamento avvenga da parte di chi – usualmente e con retorica sospetta - si ammanta dei panni dell’indefesso difensore della verità e della c.d. “informazione libera”! La sentenza del TAR che rigetta il ricorso avverso il Piano di rientro dal debito sanitario presentato dal Comune di Cariati è stata “depositata” nella Segreteria del TAR il giorno 11.01.2012 e non già il 2.12.2011, come si afferma mendacemente in un articolo apparso sul solito “Ponte-online”. Per altro la stessa sentenza, ancora nella serata del 11.01.2012, non era stata pubblicata sul sito del TAR di Catanzaro. Che lo stesso TAR, all’esito dell’udienza di discussione tenutasi il 2.11.2011, si sia riservato e abbia sciolto tale riserva – per l’appunto – soltanto con il deposito della sentenza è, poi, cosa del tutto ovvia e risaputa. Risulta, pertanto, destituita di ogni fondamento la pretesa “pinocchiata” del Sindaco che, a dire dell’anonimo articolista, avrebbe mentito ai cariatesi, al consiglio comunale e, da ultimo, al Comitato civico pro ospedale. Come mai avrebbe potuto il Sindaco conoscere già il 2 dicembre 2011 una sentenza depositata soltanto l’11.01.2012 è mistero che ci dovrebbe svelare l’anonimo articolista de Ilponte-online e, magari, qualche avvocato “supporter”. Ma chiunque sia dotato di buon senso e di buona fede sa benissimo che non esiste alcun mistero da svelare. Al contrario, appare “sbugiardato” il disegno di chi da anni risponde soltanto ai dettami del proprio inestinguibile livore: additare di fronte alla comunità cariatese l’attuale Sindaco come colpevole da esporre al pubblico ludibrio e contro il quale aizzare la plausibile ira popolare per la chiusura dell’Ospedale “V. Cosentino”, descrivendolo come menzognero e ingannatore dei propri concittadini. Che ben individuate parti politiche, attraverso ogni mezzo e in particolare imperversando nella c.d. “rete” ed esercitandosi nel vecchio vezzo del pettegolezzo, avvalorino tali fandonie appare ancor più grave per lo scadimento a cui sottopongono il dibattito politico locale e per la conseguente mortificazione dell’intelligenza dei cariatesi. Ma il fondo è stato raggiunto! Sentiamo su di noi il dovere e la responsabilità di porre fine a questa barbarie e, pertanto, questa volta non mancheremo di tutelare la nostra buona coscienza e la nostra onorabilità nelle più opportune sedi. Quello che, però, ci deve maggiormente preoccupare è rispondere al nostro dovere di rappresentanti degli interessi di questa martoriata comunità. Da una prima lettura della sentenza – sulla quale nessuno di noi ha mai fatto previsioni di azzardato ottimismo – appaiono profili di concreta impugnabilità. Abbiamo già preso contatto con i legali incaricati affinché valutino l’opportunità di una impugnazione della sentenza innanzi al Consiglio di Stato. Abbiamo altresì ottemperato al mandato ricevuto dal Comitato cittadino per promuovere incontri con il Direttore generale dell’ASP, nonché col Presidente e con la Giunta regionale. All’inizio della prossima settimana convocheremo il Comitato cittadino per aggiornarlo sia sulla sentenza che sulle ulteriori iniziative da intraprendere. Consapevoli – come sempre -delle difficoltà, non rinunceremo comunque a difendere la nostra dignità di cittadini e invitiamo tutti i cariatesi a non desistere. Alla fine si potranno “tirare le somme” e ciascuno potrà valutare il proprio operato e quello di ciascun altro! A tal proposito siamo tranquilli, coscienti come siamo di aver fatto e di fare tutto il nostro dovere e forti della certezza che i fatti non si lasciano così facilmente travisare dalla menzogna."