Giornata memoria: Associazione Marco Polo, presa di coscienza collettiva
Riceviamo e pubblichiamo nota del Coordinatore Generale dell’Associazione di volontariato Marco Polo di Crotone, Rosario Villirillo sulla Giornata della memoria:
"La Repubblica italiana, con legge n. 211 del 20 luglio 2000, ha riconosciuto il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz da parte dell’armata Rossa, quale anniversario,della “giornata della Memoria”. Una data che viene ricordata contemporaneamente in molti Paesi europei, e che è divenuta, in questi anni, importante e molto sentita dalla popolazione e dalle istituzioni. Perché il tentativo di annientamento degli ebrei d’Europa perpetrato dal nazismo e dai suoi alleati, nel segno di un’ideologia criminale che si abbatté anche contro altre categorie, teorizzando la supremazia di uomini su altri uomini e portando l’Europa e il mondo a un’immane catastrofe, è una parte della nostra storia collettiva che scuote le coscienze, spingendo le persone a chiedersi come possa essere potuto accadere. (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, di questo “Giorno” per rendere la memoria un elemento vivo: le lezioni del passato sono occasione di riflessione sulle contraddizioni e sulle speranze del nostro tempo, evitando la retorica commemorativa della “celebrazione” che produce semplificazione e banalizzazione (del male).
L’Associazione di Volontariato Marco Polo, nella ricorrenza del dodicesimo anniversario, della “giornata della memoria” non vuole misconoscere gli altri genocidi di cui l'umanità è stata capace, né sostenere un’assai poco ambita «superiorità» del dolore ebraico. Non è infatti, un omaggio alle vittime, ma una presa di coscienza collettiva del fatto che l’uomo è stato capace di questo. Non è la pietà per i morti ad animarlo, ma la consapevolezza di quel che è accaduto. Che non deve più accadere, ma che in un passato ancora molto vicino a noi, nella civile e illuminata Europa, milioni di persone hanno permesso che accadesse".