Lettera aperta al Presidente della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia

Calabria Attualità
Marco Marchese

Riceviamo e pubblichiamo una lettera a firma di Marco Marchese

“Cortese Presidente Pisanu,
è con soddisfazione che apprendo dell’approvazione quasi all’unanimità (unica astensione quella del Senatore Luigi Compagna) della proposta di Relazione “sulla prima fase dei lavori della Commissione con particolare riguardo al condizionamento delle mafie sull'economia, sulla società e sulle istituzioni del Mezzogiorno”, di cui Lei è stato relatore. Adesso avrà il compito di trasmetterla alle Camere e di renderla nota poiché il percorso di questo lavoro della Commissione antimafia, cominciato con la presentazione della sua proposta di relazione, risale al 17 maggio 2011, ben otto mesi fa e la lotta alle mafie necessità d’impulsi veloci. Il testo finale sarà certamente presto disponibile ma chi ha seguito i lavori seduta dopo seduta attraverso le registrazioni puntuali di Radio Radicale, gli stenografici, gli emendamenti, conoscono il valore e l’importanza di questo documento che ha il pregio di offrire una visione complessiva del fenomeno mafioso italiano e quindi è consapevole della gravità che la Commissione denuncia a un Paese indaffarato a fronteggiare la crisi economica, le riforme, ma tralasciando, distratto, la lotta alle mafie come questione per soli addetti ai lavori. Non mi dilungherò sui dati in essa contenuti che conosciamo entrambe, anzi, lei conosce pure tutta quella parte dei lavori della Commissione che per ovvie ragioni sono tenuti riservati, quando non segreti. Ma penso al problema che incorrerà nelle prossime settimane quando la parte maggioritaria della stampa si soffermerà sui singoli e seppur sconvolgenti dati che la relazione offre, per sensazionalismo, quasi sicuramente senza un’analisi complessiva con gli articoli dei giornali che si susseguiranno senza convinzione, come se il fenomeno mafioso italiano sia un fenomeno ineluttabile, da sopportare per il solo fatto che l’Italia esista. Queste sono dinamiche già note, ma il taglio che ha voluto dare alla relazione e cioè complessivo, d’insieme, impietoso, pur registrando la sua prudenza, senza soffermarsi sui casi particolari, è davvero una novità; perché il particolare, in questo caso, anche quando è importante distrae dai contorni grandi, enormi, che lei ha descritto in questo lavoro che sarebbe davvero un peccato non valorizzare adeguatamente. Ho da muovere anche una critica alla Commissione, sulla durata dei lavori che potevano essere chiusi ben prima che trascorressero otto mesi, un tempo lunghissimo per questa trattazione; e lo affermo con la cognizione di chi pur non avendo seguito i lavori dall’interno, tuttavia lo ha fatto passo dopo passo, e trova il tempo trascorso ingiustificato perché la relazione era matura da qualche tempo e poteva essere approvata se solo i lavori fossero stati più serrati. Non le nascondo pure le difficoltà che esistono nelle forme di comunicazione da parte della Commissione e la invito attraverso un semplice motore di ricerca, oppure sui siti ufficiali di Camera e Senato, a provare a raggiungere le pagine internet che rendono pubblici i lavori per verificare se questo percorso sia agevole. Solo attraverso il sito parlamento.it si raggiunge lo spazio della Commissione con facilità, ma trovo francamente inspiegabile come dai siti ufficiali di Camera e Senato questo è quasi impossibile. Ho la piena consapevolezza di quanto il fenomeno mafioso incida sulle sorti dell’Italia, le scrivo, quindi, per chiederle cosa intenderà fare per ottenere che la Camera dei Deputati e il Senato della Repubblica si riuniscano per un dibattito approfondito sui contenuti della relazione e in che tempi questo potrebbe avvenire; se intende promuovere nei rami del Parlamento una o più mozioni per sollecitare il Governo. Mi aspetto, insomma che adesso le Camere indirizzino il lavoro del Governo perché nessuno può sottrarsi dalle proprie responsabilità dopo aver letto la relazione. Le scrivo per chiederle se alla luce del lavoro portato a termine, la Commissione voglia svolgere un ruolo attivo per coinvolgere il Governo al fine di ottenere un impegno adeguato sulla lotta alle mafie; perché non dimentico un passaggio del Presidente incaricato Monti che mentre presentava le linee programmatiche del Governo per ottenere la fiducia prima d’insediarsi, annunciava un impegno fortissimo di lotta alle mafie di cui ancora non si registra alcun segno. Le scrivo, infine, per sapere cosa intenderà fare per promuovere questo documento e per diffonderlo nel Paese, con lo scopo di rendere edotti quanti ancora credono che per battere le mafie siano sufficienti i mezzi e gli sforzi attuali. In attesa di un suo cortese riscontro, la saluto con viva cordialità.”
Marco Marchese

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