Mafia: su “History” viaggio nei bunker sotterranei dei latitanti
Passaggi segreti, botole invisibili, vani a scomparsa, tunnel per la fuga collegati alla rete fognaria. È la sconcertante realtà parallela raccontata da "Mafia Bunker - Caccia ai Boss", in onda martedì 16 aprile alle 21 su History (canale 407 di Sky). Attraverso inedite immagini di archivio e un accesso esclusivo alle "tane" dei grandi latitanti offerto alle telecamere da Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di finanza, il documentario guida lo spettatore per 90 minuti nelle viscere della terra, là dove figure di primo piano della criminalità organizzata scelgono di nascondersi continuando però a tirare i fili dei loro illeciti interessi multimilionari.
Il documentario nella sua realizzazione ha potuto contare sulla strettissima collaborazione tra la Polizia e Fox International. "Quello del latitante è un concetto tipicamente italiano - ha spiegato Maurizio Masciopinto, direttore delle relazioni esterne del dipartimento di pubblica sicurezza - all'estero non esistono 'latitanti' ma 'fuggitivi'. Antonio Manganelli in un intervento pubblico garantì 'Li prenderemo tutti' e questa è stata una delle direttrici principali del suo percorso di capo della polizia.
Perché il latitante di mafia, di camorra o di 'ndrangheta deve restare nel territorio sul quale esercita la sua influenza e a saperlo devono essere amici e nemici. Il 'messaggio' di Manganelli era proprio questo: non permettere che il latitante esterni il suo potere e dimostrare che non esistono santuari protetti dove lo Stato non possa entrare". "Dedichiamo tutti assieme questo documentario proprio al ricordo di Manganelli", ha sottolineato Sherin Salvetti, senior vice president di Fox International Channels Italy e direttore di History.
"È stata una produzione non facile - ha ammesso Salvetti - che ha richiesto ben tre anni di gestazione e tanto lavoro sul campo in stretta sinergia con le forze dell'ordine. Ma il risultato finale ci rende molto orgogliosi perché illustriamo aspetti in parte sconosciuti della lotta alla mafia quotidianamente condotta da tanti uomini e tante donne che per questo mettono a rischio la loro stessa vita".
Costruiti come fortezze sotterranee, i bunker si possono trovare in pieno centro cittadino o in aperta campagna, in ville lussuose o in modesti appartamenti di periferia. Il documentario mostra diversi tipi di nascondigli, le loro più disparate via di ingresso (dietro un lavabo, sotto un pavimento o dietro un forno per le pizze), gli elementi dell'arredo (dalle immagini sacre ai quadri dipinti dagli stessi malavitosi passando per una serra per la coltivazione della marijuana) e i mezzi utilizzati dai boss per impartire ordini all'esterno: nessun affiliato, esclusi moglie e figli, ha accesso al "covo" e le comunicazioni vengono spesso affidate a un sistema di citofoni, impossibile da intercettare. Completano il documentario testimonianze dei "cacciatori" di latitanti, magistrati e uomini delle forze dell'ordine che hanno assicurato alla giustizia Francesco "Sandokan" Schiavone, Raffaele Diana, Michele Zagaria, Francesco "Ciccio" Pesce e tanti altri.
A fare da guida in questa immersione nel sottosuolo criminale è John Dickie, professore di Studi italiani all'University College di Londra, ritenuto tra i massimi esperti internazionali delle mafie italiane. (AGI)