Test manomessi all“universita”: arrestati non rispondono al gip

Catanzaro Cronaca

Si sono avvalsi della facolta' di non rispondere Valter Mancuso e Antonio Cuteri, entrambi catanzaresi di 42 anni, impiegato come addetto alla manutenzione uno ed assistente tecnico l'altro delle aule di Medicina all'Universita' Magna Graecia, finiti in carcere ieri per la seconda volta nell'ambito dell'inchiesta sulla manomissione dei plichi contenenti i test per l'ammissione a facolta' a numero chiuso dell'Ateneo catanzarese negli anni dal 2005 al 2008. I due uomini, affiancati dai rispettivi difensori (l'avvocato Giuseppe Fonte per Mancuso, gli avvocati Saverio Loiero e Wanda Bitonti per Cuteri), sono comparsi oggi per l'interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Tiziana Macri', che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare a loro carico, ma hanno preferito rimanere in silenzio in merito ai fatti contestati. Ha invece risposto al giudice fornendo la propria versione Giuseppe La Rocca, di 29 anni (assistito dall'avvocato Nicola Cantafora), all'epoca dei fatti contestati impiegato con contratto di prestazione d'opera all'Ateneo, accusato di aver favorito l'accesso dei ladri al luogo dove erano custoditi i test, e finito agli arresti domiciliari. Il giovane, che svolse attivita' di vigilanza nel luogo dove vennero custoditi i test di ammissione del 2007, sentito dagli investigatori nel corso delle indagini avrebbe riferito di aver saputo del furto dei plichi, ma di non aver denunciato l'accaduto perche' gli serviva una raccomandazione di Mancuso per superare l'esame di biochimica. I difensori dei primi indagati si apprestano ora a proporre ricorso al Riesame per la revoca o la sostituzione della misura, mentre domani e giovedi' si terranno gli interrogatori degli altri 16 indagati raggiunti da provvedimenti cautelari, 2 ai domiciliari (oltre a La Rocca, anche Manuela Costanzo, 37 anni, e Patrizia Scandale, 28, all'epoca studenti), e 14 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Le accuse, contestate a vario titolo, sono di peculato, falso e ricettazione.