Minacce al leader di Ammazzateci tutti, il movimento: “siamo tutti Aldo Pecora”
In un biglietto anonimo lasciato sulla sua macchina con alcuni proiettili qualcuno ha già proclamato la sua condanna: "Scopelliti ti aspetta a braccia aperte, farai la fine di Gratteri e Creazzo, boom" e sempre sotto casa dei genitori, la sera di due giorni dopo, è stato aggredito da due finti giornalisti, non si sa da chi né per che cosa mandati lì. Lo avevano atteso in macchina col motore acceso per ore.
Dopo l’intimidazione al leader di "Ammazzateci tutti", Aldo Pecora parte la levata di scudi anche del movimento che ha lanciato un appello per la difesa del suo presidente già sottoscritta, tra l’altro, da don Luigi Ciotti, Michele Cucuzza, Nando dalla Chiesa, Maria Falcone, Ferdinando Imposimato, Pino Masciari, don Luigi Merola e Rosanna Scopelliti.
Aldo Pecora è un giovane giornalista calabrese di 26 anni che si guadagna da vivere scrivendo e collaborando da precario con Rai Educational. Nel 2005 il suo nome è rimbalzato agli onori delle cronache per aver ideato lo slogan “E adesso ammazzateci tutti”, simbolo delle battaglie e della rivoluzione silenziosa avviata contro la ‘ndrangheta da quei ragazzi che insieme a lui saranno ribattezzati “i ragazzi di Locri”. Dall’alto dei suoi 19 anni sogna in grande e vuole fare di quello slogan una vera forza organizzata, slegata da vincoli ideologici appartenenti al passato, una forza che guardi a tutti quei ragazzi e quelle ragazze che, come lui ed i suoi amici, sognano un’Italia libera dalle mafie e dalla criminalità organizzata. Li conosce un po’ per strada ed un po’ tra le decine di assemblee organizzate in tutto il Paese. Nasce così “Ammazzateci Tutti”. Negli anni a venire, mentre anche la Calabria diviene purtroppo facile preda dei professionisti dell’antimafia, Aldo ed i suoi amici decidono di allargare gli orizzonti delle loro battaglie.
“Facile parlare solo di mafia, di coppole, bisogna iniziare a chiamare per nome i problemi di una terra drammaticamente bella quanto difficile – affermano dal movimento. E’ qui che Aldo mette il naso su affari sporchi, potentati, zone grigie. Dalle battaglie contro ‘il Consiglio regionale più inquisito d’Italia’, al monitoraggio costante di decine e decine di delibere contenute nel Bollettino Ufficiale della Regione Calabria, alla difesa dei testimoni di giustizia, alla vicinanza ai tanti familiari delle vittime di ‘ndrangheta, alle mobilitazioni a sostegno di quei magistrati ostacolati dal portare avanti le loro inchieste su politici e massoni più o meno deviati”.
“Questo è sempre stato il biglietto da visita di “Ammazzateci Tutti” e del suo presidente Aldo Vincenzo Pecora.
Aldo non si arrende, non sta zitto. In tanti provano a fermarlo, intimorirlo, isolarlo. Ma – è la soddisfazione del movimento - ottengono l’effetto contrario: Aldo denuncia tutto alle forze dell’ordine, rinunciando a farsi facile pubblicità. Aldo è un impiccione. Non accetta che il giudice calabrese Antonino Scopelliti sia stato dimenticato e che il delitto sia rimasto impunito. Indaga. Vuole riaprire il caso, e racchiude la sua inchiesta in un libro.
Aldo cresce e fa crescere il proprio rumore. Scrive, gira, organizza”.
“Aldo è sotto tiro. Aldo va protetto. Ma Aldo non è e non sarà mai solo. Per questo noi diciamo: Siamo tutti Aldo Pecora”. Questo lo slogan di Ammazzateci tutti che invita a sottoscrivere l’appello tramite il proprio sito internet http://www.siamotuttialdopecora.org/?page_id=28