Labor: la consulta donne in difesa delle capacità femminili
In occasione della rituale festa delle mimose, la consulta donne del Movimento Labor, presieduta da Rosalba Chiefalo, ha deciso di porgere i migliori auguri a tutte le donne lametine con un grido unanime carico di orgoglio e fierezza tutta al femminile che vuol ricalcare l’importanza della figura “donna” nella sua totalità, quale simbolo degno di rivalutazione globale nel tessuto sociale ed economico della società moderna, ma soprattutto esigente di un rispetto civile e culturale che deve essere tanto e tale, a prescindere da qualsiasi forma di obbligatorietà che potrebbe in alcuni casi risuonare, paradossalmente, come irrispettosa se non addirittura offensiva nei confronti della figura femminile stessa. Nel corso di un ampio dibattito incentrato sulla attuale condizione delle donne, dei loro problemi e delle antiche resistenze che hanno emarginato le potenzialità spesse volte dimostrate da “ladies di ferro” sono rientrati temi attualissimi e ampiamente discussi, quale quello ultimo relativo alle “quote rosa” e all’ingresso delle donne in politica. In particolar modo le donne Labor hanno rivolto la loro attenzione sulle recenti istanze con le quali sia a livello nazionale che europeo si chiede a gran voce l’emanazione di leggi ad hoc che garantiscano obbligatoriamente la presenza femminile nei consigli di amministrazione delle società a partecipazione pubblica e privata, nonché negli enti istituzionali politici.
Sebbene a favore di tali leggi – spiega la giovane responsabile della consulta femminile - le donne del Movimento Labor si sono volute soffermare su un aspetto più profondo e culturalmente più rilevante: storicamente, il ruolo della donna all’interno delle strutture private, pubbliche e negli organismi istituzionali, tanto ai livelli impiegatizi, quanto maggiormente in quelli più apicali, ha riscontrato non poche difficoltà nell’affermarsi. La ritrosia nell’accettare concettualmente una figura femminile quale fulcro decisionale all’interno di uno o più apparati organizzati e produttivi, è spesso il derivato di un retaggio mentale che non vuol tener conto o sottovaluta culture, professionalità, intelligenze e preparazioni che non sono certo qualità esclusivamente e squisitamente maschili. Si ci chiede, dunque, quale possa essere l’impatto futuro che, eventualmente, una apposita legislazione in materia comporterà all’interno non solo dello scenario politico, ma più in generale sull’intero tessuto sociale, consce che il problema della rappresentanza femminile non dovrebbe essere riconosciuto, garantito e sancito addirittura da una legge dello stato, ma al contrario, si dovrebbe superare culturalmente, in maniera fisiologica, basandosi su una visione meritocratica e su requisiti oggettivi che esulino dall’appartenenza all’uno o all’altro sesso.
E’ sulla base di queste riflessioni che le donne di Labor esprimono un parere favorevole sulle proposte legislative correnti, rimarcando però che il vero problema non è semplicemente “essere o non essere” rappresentate, bensì “come” e più specificatamente “con quali criteri”. Un grido di incoraggiamento, dunque, a tutte le donne che si sanno distinguere e che sanno dimostrare e produrre, senza mai perdere il ruolo gentile e delicato che hanno sempre rivestito nel corso dei secoli, come mamme, mogli e nonne.