La Destra Lamezia: sfatare il mito della politica dell’antimafia

Catanzaro Politica

“Già Inefficace oltre ogni immaginazione, “la giornata che non c’è…”, la manifestazione che il 29 febbraio ha visto le solite associazioni di scout e parrocchiani, autocelebrare la lotta alla mafia, inesorabilmente entra nel novero delle attività inutili profuse in città. - È quanto si legge in una nota del Segretario di La Destra Lamezia, Domenico Furgiuele e del dirigente cittadino, Marco Cristiano - Alla luce degli ultimi fatti delittuosi, furto all’oreficeria Piccione e spari contro la vetrina di un’attività commerciale, possiamo dire che come al solito nulla è cambiato, altro che “cultura della Legalità” e “rivolta civile”, marce e girotondi, schitarrate con in spalla la bandiera della pace, ancora una volta sono risultati ininfluenti. E noi primi, forse non soli, lo avevamo detto annunciando pubblicamente la nostra assenza, indovinando “interviste ad emittenti politicamente corrette che hanno provveduto a pubblicizzare ulteriormente la militante politica dell’antimafia in ambito nazionale, la copertina di “Famiglia Cristiana” è stato uno spudorato esempio dell’utilizzo di determinate iniziative, solo a fini strumentali e non per perseguire atti concreti”.

Il tentativo continuo di spingere sempre più in alto chi, in ambito politico e religioso, ha scelto il filone della legalità per fare semplicemente carriera, ha coinvolto poco meno di 1000 cittadini su 70.000 residenti, che “rastrellati” autorevolmente da autorità ecclesiastiche nelle parrocchie e da esponenti politici tra le fila della solite associazioni “amiche” in tutta la regione, hanno ridotto al minimo la presenza spontanea dei cittadini Lametini, questi ultimi probabilmente convinti del fatto che ogni manifestazione antimafia, più che una vittoria, è un “lutto per la città”. Una considerazione amara, ma che è diffusa tra la popolazione e tra molti politici, oltremodo stanchi di assistere alle solite “Parate” e “gite antimafia” del sindaco, ma ancora troppo apatici per sfatare pubblicamente questo “sacro tabù”.