Sero: carceri, necessario percorso d’ integrazione
É necessario promuovere percorsi di reale integrazione delle carceri con il territorio. Le istituzioni comunali debbono concretamente porsi in dialogo con le amministrazioni carcerarie. È quanto dichiara il primo cittadino Filippo Sero in merito al tragico, non unico, suicidio di Mauro Cosentino, avvenuto lo scorso venerdì 6 aprile nel carcere di Rossano. Apprendiamo con dolore del suicidio, - dichiara Filippo Sero sindaco di Cariati - avvenuto in carcere, dell’assistente capo di polizia penitenziaria Mauro Cosentino. Nel manifestare, anche a nome dell’Amministrazione comunale e dell’intera comunità cariatese, i sentimenti di solidarietà e di vicinanza alla famiglia di “Mauruzzo” e all’intero corpo di Polizia penitenziaria della Casa di reclusione di Rossano, non possiamo non interrogarci su questa tragica scomparsa. Proprio il profondo e doveroso rispetto dovuto all’uomo e al travaglio interiore che lo ha condotto ad un gesto così estremo pur inducendoci ad un silenzio partecipe della sofferenza che ha colpito la sua famiglia, non ci esime da alcune amare considerazioni. Non abbiamo elementi, almeno allo stato, per affermare un rapporto diretto tra il contesto carcerario e l’inaspettato epilogo di un dramma umano per il quale – come sempre di fronte a episodi così sconvolgenti – non si trovano parole adeguate. Non è, quindi, nostra intenzione azzardare conclusioni che sarebbero affrettate e superficiali. Ciò nondimeno il sacrificio di Mauro che, purtroppo, non rappresenta un episodio isolato nelle nostre carceri, richiama le istituzioni a prestare la giusta attenzione al mondo carcerario, ove con cadenza ormai quasi quotidiana si consumano drammi umani nel silenzio e nella sostanziale indifferenza dei più. In troppi, difatti, ancora oggi considerano il carcere “un mondo a parte” rispetto alla “società dei liberi” o al c.d. “mondo di fuori”. E’ a tutti nota la situazione drammatica in cui versano le carceri italiane e tra di esse la Casa di Reclusione di Rossano. È importante –conclude - per noi che lo abbiamo conosciuto, ricordare Mauro che in quel “mondo a parte” ha servito lo Stato e, quindi, la collettività.