Farmacia. Nasce a Cosenza l’UCFI
Nasce in Calabria la prima assemblea dell’Unione cattolica farmacisti italiani prima affiliata UCFI, nella regione. Presentata nel salone degli stemmi della curia cosentina, nella serata del 21 aprile 2012 dal comitato costituente di Cosenza e promossa da diversi anni dal suo presidente, il farmacista Sante Pirillo. Avrà come consulente ecclesiastico don Santo Borrelli, sacerdote del clero cosentino. È stata ufficializzata nel corso di un convegno, alla presenza del Vescovo di Cosenza mons. Salvatore Nunnari, incentrato sulla figura del santo e anche medico Giuseppe Moscati nella morale e medicina del suo pensiero. Sante Pirillo, che ha introdotto e moderato l’incontro, dal 12 gennaio 2010 ormai insegue questo sogno che in altre sedi d’Italia è una realtà radicata da diversi anni. L’idea è nata con l’incontro del presidente nazionale UCFI, Piero Uroda, a Cosmofarma, la fiera italiana dei farmacisti. Nel 2009 Sante Pirillo è nominato promotore dell’associazione con l’incarico di costituirla. La prima cosa fatta è stata quella di presentare all’Arcivescovo della città, Salvatore Nunnari, l’idea. Dopo l’approvazione si comincia ad informare che l’idea è concretezza per il territorio ed una lettera di presentazione viene inserita nel sito nazionale dell’UCFI. Don Marco Belladelli, assistente spirituale nazionale dell’Assemblea nazionale, nell’incontro ha ribadito che questa assemblea vive all’interno della Chiesa. Ed ogni componente non deve mai dimenticare i principi cardini della Fede: amare sempre Dio ed il prossimo come se stessi, ma anche che le attività si svolgeranno nella piena collaborazione e nella piena carità, quella stessa che è alla base del Vangelo e che trasforma il mondo. Questa deve essere la sfida maggiore in questi tempi difficili, in cui il farmaco appare la soluzione a problemi che andrebbero risolti altrove, dalla pillola dei cinque giorni dopo, agli anti depressivi. Le farmacie non possono rappresentare una dispensa di soluzioni facili ma dovrebbero diventare anche un luogo di aiuto e di assistenza a chi ha delle problematiche. Le soluzioni sono ricercate a seconda del tempo e delle mode in posti di facile riferimento. “Oggi è la tecnologia la panacea ai nostri problemi”. Ma l’amore per l’altro inizia nel proprio portafoglio perché si deve cercare di dare il meglio con il minimo del costo. Così si possono raggiungere quelle persone che hanno bisogno e che vivono situazioni di malattia che isolano. Ecco che allora anche il farmacista può rappresentare un mediatore di valore cristiano.
L’unione perché? Diventa importante poiché è la voce cattolica nell’ambito del mondo medico che mancava per i farmacisti. L’obiettivo dell’associazione cattolica farmacisti consiste principalmente nel costituire una rete con tutti gli enti e associazioni che si occupano di sostegno nell’ambito medico che siano cattoliche e meno, ma che abbiano a cuore la ricerca del benessere psicologico del paziente oltre che la mera somministrazione farmacologica. Un’assemblea del fare che non rientra in parametri sindacali. Il direttivo è formato dal Presidente, da un vice, Claudio Bilotta farmacista, chi tiene i rapporti con l’esterno e le comunicazioni è la dottoressa Annalisa Filice, la segretaria è la dottoressa Maria Carmela Gallo, e tesoriera la laureanda in farmacia Silvia Pulice. Ma da cosa nasce l’impegno di Sante Pirillo ed del suo gruppo di giovani farmacisti che unisce scienza e fede? Di certo l’essere di una famiglia cattolica ma con il dono della fede, ciò li caratterizza e li accompagna in quello che fanno. Certo non è facile essere cristiani e manifestarlo apertamente in un mondo che pare vada in altra direzione. Ma nella vita si deve comunque essere se stessi. Ciò necessita d’incontri e testimonianze importanti, primi fra tutti i sacerdoti, che sono il ponte per la crescita spirituale, soprattutto dei giovani. Di conseguenza ciò che è la convinzione cristiana la portano anche nel lavoro. è questo è stato anche l’invito del presidente nazionale Piero Uroda, nella serata del 21 aprile. Considerare gli incarichi come una missione temporanea attraverso cui portare se stessi nella fede e non come un punto di arrivo. Essere sempre consapevoli di essere dei tramiti di ciò che si sta facendo ed è l’unico mezzo che può portare fuori dall’indifferenza. Così come fece San Giuseppe Moscati, come primario e nonostante membro di numerosi circoli scientifici, non viveva la medicina come un valore assoluto sopra gli altri valori ma che tuttavia conducono a un comportamento etico se valida testimonianza per chi non ha riferimenti strettamente di fede. Accettò sempre l’idea che il dolore può essere un’opportunità di crescita che va aiutato ma che non può essere annullato. E che ad ogni scienziato è data la possibilità di realizzare una missione di aiuto alla malattia, ma che la stessa rappresenta l’accettazione della precarietà dell’Universo. Chiamato a lenire il medico deve guardare solo attraverso questa lente l’altro. L’Unione si è occupa inoltre di raccolta dei farmaci da distribuire a livello locale a quelle fasce di popolazione che per vari motivi primi fra tutti la povertà non accedono ai farmaci anche da banco e nell’orizzonte internazionale portarli nei paesi in via di sviluppo.