Legambiente Sila su acqua pubblica: “la riduzione del 7% in bolletta è rispetto della volontà popolare!”

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"L'associazione ambientalista - si legge in un comunicato di Legambiente Sila - chiede al sindaco di San Giovanni in Fiore di rispettare l'esito referendario del giugno scorso attuando tutti i provvedimenti necessari sull'acqua pubblica già chiesti a tempo debito dalla stessa associazione, compresa la riduzione del 7% in bolletta sul capitale investito, al fine di poter rendere l'acqua pubblica un bene comune e democratico. La tanto cara "volontà popolare" del sindaco Barile, sempre citata quando si tratta di venire in soccorso del suo modus operandi, è evidentemente meno cara e necessaria quando si tratta di dare seguito a provvedimenti poco in linea con la sua politica e il suo pensiero. Lo straordinario successo democratico ottenuto con i referendum del 12 e 13 Giugno 2011, in Italia così come a San Giovanni in Fiore, dove ben il 65% dei cittadini florensi ha espresso la volontà di rendere pubblica la gestione dell'acqua, è assolutamente passato nell'indifferenza generale tra le fila dei politici locali. Nessuno infatti, dopo quei giorni, ha mai minimamente pensato di dover fare una sola riflessione su quel risultato elettorale.

Allo stesso modo nulla ha fatto il sindaco Barile - continua la nota - con la sua amministrazione, nonostante le ripetute sollecitazioni verbali e scritte del comitato acqua pubblica di San Giovanni in Fiore e del circolo Legambiente Sila fino al 31 dicembre 2011, che chiedevano di modificare lo statuto comunale dichiarando l'acqua bene comune e l'impegno affinché la gestione del servizio idrico del comune fosse affidata ad un soggetto pubblico, come hanno chiesto d'altronde oltre 27 milioni di elettori italiani. Il sindaco Barile certamente ricorderà lo straordinario contributo del comune di San Giovanni in Fiore alla raccolta firme per indire i referendum, oltre 700 firme molte delle quali raccolte nell'atrio del palazzo comunale e nelle quali si annoverano anche le sigle di alcuni suoi fidati uomini di giunta; come non potrà certamente dimenticare le sue favoreli dichiarazioni di voto in merito ai due quesiti sull'acqua che prevedevano l'uno l'abrogazione dell'art.23bis della legge 133/2008 che stabiliva come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l’affidamento a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, e l'altro l’abrogazione parziale dell’art. 154 del Testo Unico Ambientale (Decreto Legislativo n. 152/06) nella parte in cui si faceva riferimento “all’adeguata remunerazione del capitale investito”.

È proprio secondo l'esito plebiscitario di quest'ultimo quesito che si impone di ridurre del 7% il peso delle già gravose bollette dell'acqua dei cittadini di San Giovanni in Fiore, tariffa che riguarda la remunerazione sul capitale investito che nonostante tutto si continua a riscuotere arbitrariamente con punte del 25% in alcuni comuni.

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 26 del 2011, nel dichiarare la costituzionalità di questo quesito referendario, ha già chiarito, in maniera inequivocabile, che la normativa risultante dall’abrogazione del comma 1 dell’art.154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 è immediatamente applicabile senza bisogno di alcun ulteriore intervento legislativo. Tale orientamento è stato recentemente ribadito dal Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Corrado Clini, che, nella sua lettera del 24 febbraio, inviata al Presidente dell’Authority Energia e Gas ed alle Regioni, ha anche sottolineato come la cancellazione della remunerazione del capitale investito debba trovare immediata esecuzione.

Chiediamo dunque per l'ennesima volta al sindaco Barile di dare piena attuazione all'esito referendario provvedendo in tal senso alla modifica dello statuto comunale dichiarando:

1. il riconoscimento del diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua come diritto umano universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene pubblico, garantendo che la proprietà e la gestione delle reti di acquedotto, distribuzione, fognatura e depurazione siano pubbliche ed inalienabili;

2. il servizio idrico integrato come servizio pubblico locale di interesse generale, che in quanto tale non può essere realizzato attraverso il mercato e secondo le regole della concorrenza, ma necessita di una gestione pubblica;

3. che sia assicurato il diritto, per ogni abitante del territorio comunale, alla disponibilità domestica gratuita di un quantitativo minimo vitale di 50 litri giornalieri per persona, come previsto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Chiediamo inoltre al sindaco Barile di impegnarsi affinché la gestione del servizio idrico nel nostro comune sia concretamente effettuata da un soggetto pubblico, favorendo nelle forme più opportune la partecipazione della cittadinanza, in modo da giungere ad una modalità di gestione pubblica e partecipata. Tutto ciò a nostro avviso è condizione imprescindibile al fine di avviare un percorso virtuoso ed efficiente della gestione dell'acqua che ci permetta di contrastare tutte le serie problematiche che oggi tale materia ci impone di dover affrontare".