Gerace: convegno sulla criminalità organizzata
Si è tenuto all’interno della splendida cornice della Cattedrale S. Maria Assunta di Gerace, la più importante costruzione normanna della Calabria, il Convegno Nazionale sul tema: “Minori e criminalità organizzata: dalla ndrangheta a cosa nostra”, organizzato dalla Camera Minorile L'Aquilone di Locri in collaborazione con l'Unione Nazionale Camere Minorili, con il patrocinio della Regione Calabria e della Scuola Superiore dell'Avvocatura. Una due giorni assai intensa. I temi trattati spaziano dalle proposte di riforma della normativa all’analisi del fenomeno mafioso (‘ndrangheta/cosa nostra) ed alle strategie di intervento, dalle questioni di politica criminale alle problematiche più squisitamente sociali e culturali. Più volte chiamate in causa la politica, la società civile, le agenzie educative e, più in generale, lo Stato. Particolarmente appassionato l’intervento dell’onorevole Angela Napoli, componente della Commissione Parlamentare Antimafia che ha sottolineato come «il tema di questo Convegno, assai sottovalutato, merita attenzione ed approfondimento. Non a caso pochi giorni fa in Commissione Giustizia abbiamo scongiurato che venisse approvato il progetto che prevedeva lo smantellamento del Dipartimento della Giustizia Minorile.
E’ necessario incidere sul dato culturale e agire, soprattutto, sul piano della prevenzione. Ciò non è affatto semplice, considerato il clima di diffusa “illegalità”. I minori sono, spesso, strumenti inconsapevoli della criminalità organizzata; altre volte, invece, vengono attratti e “abbindolati” dal facile guadagno che viene loro assicurato dalle organizzazioni criminali. In verità, lo Stato dovrebbe garantire ai giovani l’effettività dei loro “diritti”, ancor prima di pretendere che assolvano ai propri doveri. Mi trovano d’accordo le modifiche normative, ma se non cambia la “cultura” sarà difficile ottenere risultati concreti. Al fine di prevenire occorre che la società intervenga nelle “famiglie malate”, ma l’esempio principale deve venire innanzitutto da tutti coloro i quali rivestono ruoli istituzionali. Rivolgo, infine, un appello a tutte le donne affinché trovino il coraggio di “spezzare” la linea di continuità con la cultura mafiosa». A conclusione dei lavori il presidente Luca Muglia ha affermato che “su questo fenomeno, spesso sottovalutato, occorre intervenire con decisione non solo individuando prassi operative e correttivi normativi, ma anche valorizzando l’esperienza maturata in materia dalla Giustizia Minorile che ha elaborato un “sistema educativo” ad hoc per i minori inseriti nel circuito criminale mafioso.
E’ necessaria, altresì, la presenza costante dello Stato, nonché una campagna di mobilitazione e sensibilizzazione culturale che investa, in modo capillare, le quattro regioni a rischio. Occorre consentire ai giovani di “svincolarsi” dalle mafie e di avviare un percorso concreto che gli consenta di costruire l’identità personale e di affermare la propria individualità, sottraendoli ad un futuro apparentemente segnato. Necessita, infine, una “strategia di rete”, integrata e condivisa, che sia in grado di garantire nuove “occasioni educative” e di scalzare il “familismo mafioso” quale metodo di costruzione e di reclutamento delle mafie”. In apertura dei lavori hanno portato i saluti: Elisabetta Palumbo, presidente Sezione Civile del Tribunale di Locri, Maria Grazia Grieco, giudice presso il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, Nino Maio, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Locri, Giuseppe Varacalli, sindaco di Gerace, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, Vescovo Diocesi di Locri-Gerace e Marilina Intrieri, Garante per l’Infanzia della Regione Calabria. Il Convegno è stato introdotto dall’avvocato Ester Maria Leggio, presidente della Camera Minorile L’Aquilone di Locri, che ha evidenziato l’importanza e il significato dell’iniziativa, tenuto conto delle problematiche che affliggono il territorio della locride. A coordinare i lavori il presidente dell’Unione Nazionale Camere Minorili, l’avvocato Luca Muglia, che ha sottolineato l’impegno decennale dell’U.N.C.M. sul delicato tema dei c.d. “minori di mafia”, richiamando le precedenti iniziative di Bari (2004) e Cosenza (2008).
A succedersi nelle relazioni magistrati, avvocati, psicologi, educatori e sociologi, che gravitano intorno al mondo della giustizia minorile. Una importante lente di ingrandimento sul fenomeno, spesso dimenticato e sottovalutato, dei c.d. “ragazzi di mafia”, minori a volte non imputabili (che non hanno compiuto, cioè, 14 anni) utilizzati per commettere reati di ogni tipo, bambini quasi invisibili, giovani addestrati al crimine sin dalla tenera età ed adoperati come manovalanza dai clan. Diversi i relatori che si sono avvicendati: Roberto Di Palma, sostituto procuratore D.D.A. del Tribunale di Reggio Calabria, Francesco Rosa, avvocato, p.m. onorario, ricercatore in psicologia presso l’Università della Calabria, Carlo Macrì, procuratore presso il Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, Emma Seminara, giudice presso il Tribunale per i Minorenni di Catania, Pasquale Cananzi, consigliere direttivo dell’U.N.C.M., Angela Marcello, direttrice della casa di reclusione (istituto sperimentale) “Luigi Daga” di Laureana di Borrello, Andrea Esposito, giudice presso il Tribunale di Reggio Calabria, Girolamo Monaco, educatore presso l’Istituto Penale Minorile di Acireale.