Parentopoli: assolto ex assessore regionale Masella
Si è concluso con un'assoluzione il processo a carico di Egidio Masella, ex assessore regionale calabrese - in quota a Rifondazione comunista - al Lavoro, Formazione professionale, Pari opportunità, Cooperazione e volontariato, Politiche della famiglia, imputato per tentato abuso d'ufficio dopo essere stato coinvolto circa sei anni fa nel caso che fu definito la "parentopoli calabrese". Il tribunale collegiale di Catanzaro, presieduto dal giudice Adriana Pezzo (a latere Emanuela Folino e Giovanna Mastroianni), ha assolto l'ex assessore "perché il fatto non sussiste". - Lo scrive l'Agi - Oltre al difensore di Masella, l'avvocato Nicola Carratelli, aveva chiesto l'assoluzione anche il pubblico ministero, Alessia Miele, sia pur con la formula "perché il fatto non costituisce reato", sollecitando inoltre, ove il tribunale avesse optato per la condanna, l'invio degli atti alla Procura per procedere contro la moglie dell'imputato, pure coinvolta nel caso. Ed infatti Masella è stato chiamato a rispondere dell'accusa di tentato abuso d'ufficio proprio per aver proposto l'assunzione di sua moglie nella struttura regionale speciale che all'epoca dei fatti lui dirigeva. La vicenda giudiziaria ha seguito un lungo e contorto iter, che aveva già portato l'ex assessore nell'aula del tribunale di Catanzaro, il 30 luglio del 2007, dove il gup lo aveva prosciolto dall'accusa contestatagli.
La Procura ne aveva chiesto il rinvio a giudizio al termine di un'inchiesta avviata dopo che aveva cominciato a circolare la notizia che ad agosto 2005 l'assessore aveva proposto di assegnare, all'avvocato Lucia Apreda, sua consorte, il posto di responsabile amministrativo della struttura speciale da lui diretta. Un'assegnazione formalizzata con decreto presidenziale n° 224 del 16 settembre 2005, che però fu poi prontamente revocato dall'allora presidente Agazio Loiero, venuto a conoscenza - solo grazie alla campagna mediatica, spiegò quest'ultimo - dell'identità della persona proposta dall'assessore. A pochi giorni dai fatti Masella rassegnò le dimissioni, all'indomani della comunicazione del presidente Loiero di volerlo sfiduciare. Dopo il primo proscioglimento di Masella - sentenziato sulla base del fatto che l'avvocato Apreda nulla intascò mai a titolo di compenso perché il suo contratto non fu mai stipulato -, la Procura di Catanzaro propose ricorso alla Corte d'appello, dove il caso fu discusso a novembre del 2008. I giudici di secondo grado, a loro volta, mandarono gli atti alla Corte di cassazione e fu il Giudice supremo, alla fine, a dare ragione alla Procura di Catanzaro, sottolineando come il "reato di tentato abuso d'ufficio si realizzi anche se la nomina della propria consorte non va in porto", a meno che l'assessore non rispetti l'obbligo di astensione. La Cassazione rimandò dunque gli atti al Tribunale di Catanzaro, dove la nuova udienza preliminare a carico di Masella si concluse con il rinvio a giudizio. Oggi, infine, l'assoluzione da parte del tribunale.