Economica: Unioncamere, in Calabria Pil in calo dell’1,8%
Il prodotto lordo della Calabria nel 2012 registra del -1,8% che, seppur negativo, costituisce il secondo miglior risultato di tutto il Mezzogiorno, insieme a quello della Campania, e abbastanza prossimo a quello di realtà più sviluppate come Toscana e Marche. E' quanto si legge nel rapporto sull'economia calabrese presentato oggi, a Lamezia Terme, nel corso del forum di Unioncamere Calabria. I consumi diminuiscono (-2,1% nel 2011 e previsione del -1% nel 2012 e 2013) con ripercussioni sulle vendite del manifatturiero, strettamente legato al consumo interno, della ristorazione e del commercio. Cala anche il reddito delle famiglie: 1 su 5 non riesce ad arrivare a fine mese. Catanzaro è la provincia con il più alto reddito procapite che si attesta sui 16.000/17.000 euro rispetto al reddito medio regionale di 12.500 euro.
Diminuiscono le imprese e aumentano le procedure concorsuali - Le imprese iscritte sono diminuite, raggiungendo il valore minimo dal 2006 a oggi, mentre sono aumentate le aziende che hanno cessato l'attività'. Tra gennaio e marzo 2012, infatti, sono 3.400 le nuove imprese iscritte, mentre sono 4.277 quelle che hanno chiuso, di cui 1.312 imprese commerciali. Tutte le cinque province registrano un deficit nel saldo iscrizioni-cessazioni , anche se di minima entità: Cosenza ha una variazione di -0,8% contro lo 0,7% dello scorso anno, Reggio Calabria passa dal -0,1 al -0,2%, Vibo Valentia si mantiene pressoché invariata, mentre Crotone registra una diminuzione del suo deficit che passa dal -1,1% al - 0,3%. La Calabria, inoltre, e' la prima regione in Italia per imprese entrate in procedura concorsuale (3,7 per mille). In tre anni lo stock di imprese extra-agricole in tale condizione e' aumentato di quasi il 70%.
Cresce il settore dell'energia. In crisi artigianato e agroalimentare - In forte crescita il settore della fornitura di energia elettrica (+13,0%), spinta molto probabilmente dagli incentivi al settore e il +0,9% delle attività di intrattenimento. Il settore dell'artigianato, che rappresenta un quinto dell'imprenditoria calabrese e il 12,3% del valore aggiunto prodotto, ha registrato il numero di imprese più basso dal 2004: 36.251 nel 2011 contro le 37.945 del 2004. Sono state 1.232 le cessazioni di attività nel primo trimestre del 2012. Il settore agroalimentare, che da sempre ha un ruolo chiave nell'economia calabrese, fa fatica ad operare nel nuovo scenario internazionale. L'agricoltura, che da' lavoro a circa 64.000 persone (11% del totale degli occupati), dal 2007 ha perso un punto di incidenza sul valore aggiunto, ma continua ad avere un certo peso sulle esportazioni (13,5%). Inversa la tendenza dell'alimentare, settore in cui le importazioni (28,9%) superano le esportazioni (24,5%).
Aumentano le società di capitale, le cooperative e le imprese sociali: nuovi punti di forza per un nuovo sviluppo - La ditta individuale è sempre la forma giuridica più utilizzata dagli imprenditori calabresi (77,2% del totale contro una media nazionale del 62,5%). Le società di capitali registrano un tasso di crescita del 4,4%, quasi sette volte superiore a quello complessivo regionale. Le cooperative aumentano in tutte le cinque province registrando, a livello regionale, un +0,8%. In questo settore, rappresentato da 5.700 imprese, le cooperative sociali sono il 10,9%, un valore superiore a quello nazionale (7,9%) e che si colloca al terzo posto tra quelli registrati per le altre regioni italiane. Crescono anche le imprese sociali che sono oltre 1.100 e hanno più di 5.200 impiegati. Sono un punto di forza dell'economia sociale del mercato su cui impostare una nuova idea di sviluppo. Reggio Calabria con 300 cooperative sociali si posiziona al primo posto in Calabria ed al quinto in Italia.
Nel 2011 45.469 imprese femminili: +1% - La Calabria ha chiuso il 2011 con una crescita delle imprese femminili dell'1,0%, oltre tre decimi di punto in più rispetto al dato di crescita dell'imprenditoria in generale. Le imprese rosa sono il 25% del tessuto imprenditoriale regionale, valore superiore alla media nazionale (23,5%) e che colloca la Calabria ai primi posti per tasso di femminilizzazione del sistema produttivo locale. A livello provinciale il tasso oscilla tra il 26,2 di Reggio Calabria e il 23,9% di Vibo Valentia. Il fenomeno più interessante è la crescita delle società di capitale (+292 unità) che, pur essendo solo il 9,4% del totale contro il 14,4% complessivo dell'intera imprenditoria, nel 2011 sono cresciute del 7,3%: più di una volta e mezzo rispetto al totale delle società di capitale.
Imprese straniere: un ruolo sempre più importante - Sono quasi 11mila le imprese con titolari stranieri e contribuiscono al pil per il 6,2% (nel 2005 era il 3,5%), quota che raggiunge il 14,3% in agricoltura e il 10% nel le costruzioni. E' valore piuttosto distante dalla media nazionale, ma che consente alla regione di essere la terza realtà del Mezzogiorno dopo Abruzzo e Campania in termini di contributo degli stranieri alla creazione di ricchezza. Rilevante la presenza straniera nelle attività svolte presso le famiglie (collaborazioni domestiche o altri servizi).
Imprese giovanili: il presente e il futuro - Sono 30.117 le imprese capitanate da giovani e rappresentano il 16,6% del sistema imprenditoriale locale, percentuale che posiziona la Calabria tra le prime regioni italiane. Espressione di un mezzogiorno in cui l'imprenditoria giovanile presenta valori di incidenza (14,2%) superiori di oltre 4 punti a quanto si può osservare nel Nord del Paese. Nella provincia di Catanzaro un'impresa su sei è capitanata da giovani under 35. Nel reggino sono quasi 9.000 le imprese a conduzione giovanile che corrisponde al 17,5% del totale (Italia 11,4%), quota analoga alla provincia di Vibo Valentia. Mentre il crotonese con il 18% guida la classifica a livello regionale.
In aumento disoccupazione, precariato e giovani "neet" - In Calabria vi è stata una contrazione del lavoro del 4,1% che ha colpito soprattutto gli under 30. Sono 84.000 i calabresi in cerca di occupazioni. Ne deriva un tasso di disoccupazione a "doppia cifra" (12,7%), il quinto più alto in Italia dopo Campania, Sicilia, Sardegna e Puglia, e superiore alla media nazionale di oltre quattro punti percentuali (8,4%). I disoccupati laureati sono 11.000: 10 su 100, il doppio della media italiana (5,4%). Diffuso è il fenomeno dei giovani "Neeet", ossia coloro che non hanno un lavoro e che non sono neppure inseriti in percorsi di istruzione o formazione: riguarda 3 giovani su 10. Molto diffuso anche il precariato: su 100 dipendenti, quasi 4 sono collaboratori a progetto od occasionali (3,8%). Fenomeno piuttosto strutturale è invece quello dell'occupazione irregolare: tre occupati a tempo pieno su dieci sono irregolari.
Reti di impresa: ancora poche - Chi è strutturato reagisce meglio alla crisi, così come le imprese di settori e dimensioni diversi. In Calabria la strada delle reti di impresa e' ancora poco battuta: i contratti di rete sono solo 7 e coinvologono 24 imprese delle province di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria. Qui, come nel resto del Sud, le reti nascono per sfruttare i vantaggi competitivi legati all'agroalimentare e potenziare altre attività strategiche, come internazionalizzazione, promozione e ricerca di nuovi mercati.
Green economy: la scommessa del futuro - In Calabria, tra il 2008 e il 2011, quasi un'impresa su quattro (23,1%) ha investito in prodotti e tecnologie green a maggior risparmio energetico o a minor impatto ambientale. Nell'impegno della riduzione dei consumi la Calabria e' la terza regione italiana, seconda solo al Trentino Alto Adige e all'Abruzzo. A Crotone, più di un quinto (26,4%) delle imprese locali ha investito nel "green": il 10% dell'imprenditoria regionale. Anche Catanzaro (24%), Vibo Valentia (23,9%) e Reggio Calabria (23,3%) hanno valori al di sopra della media regionale. Cosenza, con il suo 21,5%, è l'unica unica realtà al di sotto. Cresce la richiesta di professioni "green", e la Calabria nel 2011 è la quinta regione per incidenza delle assunzioni "green" (17,9% contro dato medio nazionale di 16,4%).
È senza dubbio il settore che mostra segnali di maggior vivacità, nonostante il contributo di valore aggiunto del settore è solo del 3,5% % (media Italia 4,2%) e quello dell'industria culturale del 3,4% (media Italia 4,9%). Vibo Valentia, e' la ventesima delle province italiane per attratti vita' dei mercati turistici internazionali (oltre 712mila presenze nel 2010). Anche Catanzaro mostra qualche segnale di competitività (309mila presenze straniere). Questi risultati trovano conferma nei dati sul valore aggiunto del turismo, che collocano Vibo Valentia al 22esmo posto in Italia con un peso del 4,9% a fronte del 3,8% rilevato a livello nazionale. Seguono in questa specifica graduatoria Cosenza (3,2%), Crotone (3,0%), Catanzaro (2,6%) e Reggio Calabria (2,4%).
Banda larga: sinonimo di crescita - Il territorio regionale calabrese, secondo le analisi realizzate da Unioncamere Calabria tramite Uniontrasporti/Between, ha una copertura a banda larga di base (almeno 2 Mbps) pari al 90% delle unità locali, contro una media nazionale del 94%. La copertura ADSL e' all'82%, mentre quella mobile/wireless e' intorno all'8%. La copertura a velocità più elevate (20 Mbps, ADSL2+) scende al 39%, contro una media nazionale del 64%: ben il 61% delle unità locali presenti sul territorio calabro e' escluso dalle più elevate prestazioni.