Comune Corigliano: scioglimento consiglio, Tar Lazio conferma
Fu giusto sciogliere il consiglio comunale di Corigliano per infiltrazioni o condizionamenti della criminalità organizzata. Lo ha deciso il Tar del Lazio che ha respinto il ricorso presentato dall'ex sindaco della cittadina ionica, Pasqualina Straface, contro il decreto richiesto dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, dopo la corposa relazione prodotta dalla commissione d'accesso inviata nella cittadina ionica dall'allora prefetto di Cosenza, Antonio Reppucci. La decisione dei giudici amministrativi romani è svelata da "Gazzetta del Sud", in un articolo nel quale ricorda che l'ex primo cittadino, originariamente indagato per concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell'operazione antimafia "Santa Tecla" con cui la Dda di Catanzaro colpì il gruppo criminale che aveva le mani su Corigliano, ha ottenuto l'archiviazione della propria posizione.
I suoi fratelli, però, Mario e Franco, imprenditori accusati di essere collusi con le cosche 'ndrangheta, dopo essere stati sottoposti a custodia cautelare, sono finiti a giudizio davanti al Gup distrettuale di Catanzaro. Uno è morto in attesa della sentenza, l'altro è stato condannato nell'ambito del processo scaturito dall'operazione "Santa Tecla". Contro il decreto di scioglimento del consiglio comunale, i legali della Straface avevano eccepito una serie di questioni tecniche non ultima la circostanza che un provvedimento del genere non potesse essere esclusivamente motivato travasandovi i contenuti di meri rapporti giudiziari o d'indagine. Alla guida amministrativa di Corigliano rimangono, dunque, i tre commissari nominati dal prefetto di Cosenza Raffaele Cannizzaro e nel prossimo futuro non ci sarà spazio per l'ex primo cittadino.