Giovedì poetico: si conclude il ciclo di appuntamenti “Terrain Vague”
"Leggendo il titolo di questa raccolta, si viene catturati dal ritmo e dalla musicalità, dalla suggestione delle singole parole, la cui naturalezza sospende l’indagine della percezione. - Si legge in una nota stampa - Poi, rileggendolo, viene da chiedersi dove sia da situarsi di preciso “l’ora prima del giorno”, a quale frazione temporale si riferisca.
Alla notte? All’alba? Al primo spuntare del sole? D’istinto avvertiamo la necessità di un appiglio, per sapere con che piede partire, come posarlo sulla terra fragile del foglio, in che direzione. Ma è soltanto addentrandoci nella materia del libro, per vivere e sentir ticchettare l’ora prima, che ci sarà possibile collocarla. E per farlo dovremo spogliarci di ogni condizionamento legato alle consuetudini e alle convenzioni del nostro quotidiano.
L’ora prima del giorno è infatti una soglia fluttuante, dove il piede vacilla su suolo instabile, e gli occhi si affacciano su quel che nasconde la piena luce del giorno, così come l’oscurità della notte. L’ora prima è una penombra, un graduale e incostante disvelamento crepuscolare collocato, o spostato, al di fuori dello spazio e del tempo, è luogo privo di coordinate e di confini, da cui il poeta osserva il mondo, tra luci e ombre e variazioni, per restituire il particolare colto senza nascondimenti, squarciando il velo dell’oscurità diurna, quella luce accecante d’ipocrisia e luoghi comuni che giornalmente ci abbaglia.
"L’ora prima del giorno è il giorno stesso in cui muore tutto il disamore dell’altro e anche la luce che è sempre diversa non ha più voce e resta come l’ultima cosa senza vita della vita." (tratto da "L'ora prima del giorno" di Andrea Amoroso)